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Alps

FILM



January 03—24, 2017

  di Yorgos Lanthimos (Gre, 2011; dis; 93’; v.o.s.i.)

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“L’affetto e il ricordo nell’epoca della loro riproducibilità tecnica, o quanto meno corporea; la morte e l’assenza nell’epoca che non tollera la separazione ma accetta la ripetizione mortifera della vita. Alps è un manuale di riflessi condizionati della società contemporanea: il suo difetto è l’elementarità dei comportamenti che mette in scena, la sua forza la precisione con cui scava oltre la superficie dei rapporti umani nell’era dei social network, per trovare nient’altro che la riproposizione di quella stessa superficie. A suo modo è un film di fantascienza, Alps, calato in un contesto realistico e privo di tecnologia, tanto la freddezza seriale della macchina è in realtà introiettata dai personaggi e dal racconto. L’assurdo, nel mondo freddo del regista greco Yorgos Lanthimos (qui al suo terzo lungo, dopo Kinetta e prima di The Lobster), è diventato normalità; l’irrealtà necessità. Seguendo uno schematismo al quale nessuno sfugge, il film è costruito secondo un meccanismo di sostituzione e ripetizione, con un gruppo di infermieri che si offre di indossare i panni di pazienti defunti e recitare la parte di fronte ai loro familiari distrutti, assumendone abitudini, parole e hobby. Vite al posto di altre vite, morte sostituita da una non vita. Il segnale non potrebbe essere più chiaro: gli ultracorpi siamo noi e non c’è nemmeno bisogno di baccelli per la riproduzione. Basta sostituirsi agli altri, un corpo per un altro corpo, la messinscena in luogo dell’originale, la conoscenza dell’altro con un entry form dal vivo per sapere chi è l’attore preferito o lo sport praticato. Perduto ogni legame con il divenire e la progressione dell’esistente, il film non fa che ripiegarsi su di sé, annientando il patetico tentativo di un’infermiera di ottenere vero affetto dalle famiglie in lutto e ripetendo in chiusura la scena d’apertura, con una base musicale diversa per il medesimo numero di ginnastica ritmica: un’arietta pop al posto dei Carmina Burana, come se bastasse uno spostamento in superficie, senza mutare la realtà della morte o l’agilità dell’atleta, per ottenere lo stesso effetto di sempre”. (Roberto Manassero, ‘Cineforum’). Osella per la migliore sceneggiatura al Festival di Venezia 2011.




Where
Cinema - Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato PO, Italia


Quando

Mar 3 gen H 19

Gio 5 gen H 21.15

Ven 6 gen H 21.15

Mar 10 gen H 19

Ven 13 gen H 21.15

Sab 14 gen 19.30

Mar 17 gen 21.15

Dom 22 gen 21.15

Mar 24 gen 21.15

 

Ingresso

intero € 6,00

ridotto € 4,50

Abbonamento 10 entrate € 45,00

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Film
March 19, 2017 3:00 AM
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