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Intervista a Erik Bulatov

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Sono trascorsi trent'anni dalla prima mostra che il Centro Pecci dedicò pionieristicamente alla scena artistica non-ufficiale sovietica sull'onda della Perestrojka: nella primavera del 1990, Artisti Russi Contemporanei, a cura di Amnon Barzel e Claudia Jolles, testimoniò l’euforia del momento e la nascita di un sentimento di timore verso il futuro. Nel 2019 il Centro Pecci inaugura The Missing Planet, mostra che integra le numerose opere dalla collezione del museo con altre provenienti da importanti collezioni e istituzioni italiane e internazionali, per comporre una galassia delle principali ricerche artistiche sviluppatesi nelle ex repubbliche sovietiche tra gli anni Settanta e oggi. 

In occasione dell’opening della mostra Erik Bulatov (Sverdlovsk, Russia, 1933), tra i fondatori della scuola concettuale di Mosca, partendo dal riallestimento del suo murales Perestroika, in origine realizzato per Artisti Russi Contemporanei nel 1990 e oggi presente con una nuova forma in The Missing Planet, ci accompagna in un viaggio nel tempo tra l’URSS di allora e la vita di oggi.

«Che cos'è la Perestroika? È la ricostruzione di tutta la vita. L'essere umano vive e dipende dalle condizioni di vita in cui si forma la sua coscienza. E poi improvvisamente ci sono nuove condizioni, nuove opportunità. Si aprono all’improvviso nuovi orizzonti per il nostro pensiero.» Erik Bulatov

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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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April 23—22, 2020
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  • Tatjana Lightbourn, Correlate with the grey/Correlare con il grigio, performance tenuta il 28 settembre 2019, Hymmo Art Lab, Pratovecchio, Arezzo. 

     

    Foto © Alessandra Cinquemani

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