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Józef Robakowski

Più vicino – più lontano

MOSTRE



14 ottobre 2017—28 gennaio 2018

a cura di Bożena Czubak

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informazioni

Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci ha presentato la prima retrospettiva in Italia di uno dei massimi rappresentanti dell'arte e del cinema sperimentale polacco, Józef Robakowski, dal titolo Più vicino – più lontano, a cura di Bożena Czubak.

 

Józef Robakowski (Poznań, 1939) è artista e autore di film, video, installazioni, performance e fotografie, ma anche animatore culturale e teorico d’arte. Ha coordinato alcuni dei movimenti artistici fondamentali della seconda metà del Novecento, dal Collettivo Zero-61 (1961-1969) che si è ispirato alla tradizione del montaggio metaforico utilizzato dal cinema d’avanguardia, al Laboratorio per la Forma Cinematografica (Warsztaty Formy Filmowej, 1970-1977).

Animatore del movimento artistico progressista polacco, la sua ricerca l’ha portato a interrogarsi sul linguaggio, la meccanica e il materiale filmico, unendo a questi elementi un interesse verso la tradizione concettuale d’avanguardia filtrata attraverso la lente dell’autenticità e dell’identità personale.

 

La mostra al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta alcune delle opere più significative dell’autore e della sua ricerca sul linguaggio cinematografico e il montaggio: una selezione di film, video, documentazioni di performance a partire dagli anni Sessanta fino ai tempi più recenti, a cominciare dal primo film sperimentale, 6,000,000, un montaggio di frammenti di documentari e cinegiornali della Seconda Guerra Mondiale fino al film/performance Sto andando... (Idę...,1973), primo dei lavori in cui la camera è considerata un’estensione del corpo dell’artista. In quest'ultimo Robakowski sale i gradini di una torretta d'avvistamento in campagna, misurando lo spazio con i propri passi, un pò come Bruce Nauman, su per giù negli stessi anni, misurava coi passi lo spazio del proprio studio.


È presente inoltre il capolavoro Dalla mia finestra (Z mojego okna, 1978-1999) che Robakowski ha realizzato riprendendo per più di venti anni scene di vita quotidiana dalla finestra del proprio studio, situato in un quartiere di Łodż con palazzi vagamente simili a grattacieli, esempio del socialismo degli anni Settanta, che per questo era chiamato Manhattan. La moglie che torna a casa con la spesa, il cane che attraversa la strada, il vicino che va al lavoro o la processione del primo maggio:  scenette banali, descritte dalla voce fuori campo dell'artista, fino all'avvio della costruzione di un hotel che oscurerà la visione e porrà fine al film. Un lavoro che fa pensare a come un artista che viveva oltre la cortina di ferro era costretto a immaginare l'intero mondo dalla propria finestra.


"L'unico modo per essere politici era quello di essere totalmente apolitici". Con questo statement l'artista spiega bene la sua ricerca – e quella di molti suoi colleghi – nell'ambito del film astratto. Da qui la sua aspirazione a creare uno speciale expanded cinema, un allargamento dei confini del cinema tradizionale, in cui cinema può essere di volta in volta anche performance, oggetto, poesia. È presente in mostra una serie di film “non-camera”, in cui il filmato è prodotto manipolando direttamente la pellicola, una radicale dichiarazione contro la narratività e l’illusorietà del
tradizionale messaggio filmico. Così Test I e in Test II (Próba I e Próba II, 1971), in cui l’effetto è ottenuto forando una pellicola e “aggredendo” lo spettatore con la luce del proiettore, 22x (1971) e Rettangolo dinamico (Prostokąt dynamiczny, 1972), fino ad arrivare ad Attention: Light! (Uwaga: Światło!, 2004) avviato in collaborazione con Paul Sharif – e poi a lui dedicato dopo la morte – in cui lo schermo di proiezione si riempie di colori diversi al variare delle note di una composizione di Chopin.


A un più preciso tema politico sembrano appartenere invece Omaggio a Brežnev (Pamięci L.Breżniewa, 1982), in cui sono mostrate alcune scene dal funerale di Leonid Brežnev – Segretario Generale del Partito Comunista in Unione Sovietica – e Arte è potere!  (Sztuka to potęga!, 1984-1985), che mostra una parata militare nella Piazza Rossa di Mosca in cui è sovrapposta una traccia di musica rock.
A questi si alternano film più intimi, che mostrano l’autore in primo piano, come 1, 2, 3, 4 - Videoslaps (1, 2, 3, 4 - Videopoliczki, 1993) in cui il viso dell’artista emerge dall’oscurità, oppure Il mio video-masochismo, 2 (Moje videomasochizmy, 2, 1990), in cui il viso dell’artista è ripreso mentre si infligge procedure masochistiche con vari oggetti (da un martello ad un coltello) o Il testamento di Józef (Testament Józefa, 1990), in cui sulla sua testa sono posizionate delle corna di cervo.


Più vicino, più lontano (Bliżej, Dalej, 1985), che dà anche nome alla mostra, è una reminiscenza autoironica della ricerca analitica degli anni Settanta, dedicata al Laboratorio per la Forma Cinematografica, esperienza - all’epoca - ormai defunta. È una specie di gioco che l’artista fa con la propria immagine riflessa attraverso la manipolazione dello zoom, citando, in maniera non troppo velata, l’iconico lavoro di Dziga Vertov L'uomo con la macchina da presa; ma diviene anche metafora della lontananza della cultura artistica oltrecortina che questa mostra vuole cercare di
avvicinare.


Nel corso della mostra, presso il Cinema del Centro Pecci è stata presentata una rassegna sul cinema polacco Polish Cinema #1.


Mercoledì 11 ottobre alle ore 19.00 l'opening della piccola preview milanese nella quale erano presenti lo stesso Robakowski, la curatrice Bożena Czubak e il presidente di BASE Matteo Bartolomeo e il direttore del Centro Pecci Fabio Cavallucci. Attraverso la proiezione di alcuni video l'artista racconterà il suo lavoro e dialogherà con il pubblico. Alcuni video saranno visibili presso lo spazio espositivo fino al 18 ottobre. 

 

Il catalogo, edito da Mousse, ricco di illustrazioni e descrizioni delle opere, un testo della curatrice Bożena Czubak, contiene un'intervista di Hans Ulrich Obrist all’artista e un’intervista di Fabio Cavallucci a Marina Abramović, collega e amica di Józef Robakowski negli anni in cui entrambi hanno vissuto e lavorato in paesi del blocco comunista.




Dove
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, Prato


Orari

dal martedì alla domenica  11.00 - 23.00

 

> Biglietti

 

Produzione

Profile Foundation

 

Con il supporto di

Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia

 

Con il contributo di

Enrico Pecci & C. s.a.s.

Publiacqua S.p.A.

 

In collaborazione con

Istituto Polacco di Roma

 

Media Partner

 

Controradio

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