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Finissage “Comportamento – Biennale di Venezia 1972. Padiglione Italia”

EVENTI



24 settembre 2017 h 17:00

conferenza di Renato Barilli

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informazioni

In occasione del finissage della mostra Comportamento – Biennale di Venezia 1972. Padiglione Italia, il curatore Renato Barilli terrà una conferenza/incontro al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci domenica 24 settembre, alle ore 17.

Un’occasione per parlare del cambiamento dell’arte contemporanea dal 1972 ai giorni nostri e per visitare la mostra nel suo ultimo giorno di esposizione. Opere di Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Mario Merz, Germano Olivotto, Franco Vaccari.

 

Opera o comportamento era il titolo completo della mostra, che poneva la domanda se in futuro l’arte sarebbe ancora stata affidata a dipinti e sculture più o meni tradizionali, oppure si sarebbe espansa nella processualità che gli interventi di molti artisti in quegli anni sembravano preferire.

Più che una ricostruzione filologica di quella parte del padiglione centrale, la mostra intende, da un lato, suggerire il senso dei lavori di artisti che in quel periodo si affacciavano sul palcoscenico internazionale: Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Mario Merz, Germano Olivotto, Franco Vaccari. Dall'altro, attraverso fotografie e documenti di archivio, cerca di riportare alla luce le vicende organizzative e critiche di quell’evento. Com’è noto le polemiche si concentrarono principalmente sul ragazzo con la sindrome di Down esposto, sebbene solo per pochi minuti, dall'allora giovanissimo Gino De Dominicis, innescando pareri contrastanti e causando schieramenti tra loro opposti nella critica dell’epoca.

Furono polemiche determinate più dall'incomprensione dei nuovi fenomeni, contro la nuova arte, provenienti da varie aree della cultura, anche da quelle in apparenza innovatrici ma al fondo reazionarie, che non un’analisi vera e propria di quel fatto. Era la forza provocatoria della realtà, che entrava con tutta la sua irruenza nella dimensione artistica a sorprendere e a lasciare interdetti.

Si trattava di una mostra molto coraggiosa e pionieristica, in quanto prima occasione, per un’istituzione pubblica come la Biennale, di affrontare il nodo dei movimenti scaturiti, in Italia come altrove, dalla rivoluzione del ’68, di grande impatto proprio nel settore dell’arte, di cui si giunse a proclamare la morte, se intesa come ricorso ai mezzi tradizionali della pittura, sostituiti dai nuovi media tecnologici propugnati da quella svolta: la fotografia, col suo logico sviluppo nel video, l’installazione di oggetti reali, il ricorso al corpo stesso degli artisti o di loro delegati.

 

Renato Barilli, nato a Bologna nel 1935, ha insegnato a lungo Fenomenologia degli stili al corso DAMS dell’Università di Bologna, di cui ora è professore emerito. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, sono andati sia alla critica d’arte sia alla critica letteraria. Nell’ambito di quest’ultima si possono ricordare Dal Boccaccio al Verga. La narrativa italiana in età moderna e La narrativa europea in età moderna. Da Defoe a Tolstoj, oltre a studi monografici che hanno riguardato Pascoli, D’Annunzio, Svevo, Pirandello, Kafka, Robbe-Grillet. Tra i titoli di carattere filosofico, Bergson. Il filosofo del software. Volumi riassuntivi della sua attività di docente si possono considerare Scienza della cultura e fenomenologia degli stili, Bologna, BUP, varie date, e Arte contemporanea, Milano, Feltrinelli, 2008. Ogni domenica compaiano suoi scritti d’arte nel blog www.renatobarilli.it




Dove
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, Prato


Quando

domenica 24 settembre, ore 17

 

Ingresso libero



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