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Tre volti - Se rokh

Nuove proiezioni disponibili

FILM



29 settembre— 8 dicembre 2018

(Iran, 2018; 100'; vers.orig.sott. e vers.it) di Jafar Panahi, con Behnaz Jafari, Jafar Panahi, Marziyeh Rezaei

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informazioni

La famosa attrice Behnaz Jafari riceve il video di una giovane che implora il suo aiuto per sfuggire alla propria famiglia conservatrice e tiranna. Behnaz abbandona le riprese del film a cui sta lavorando e si rivolge al regista Jafar Panahi per risolvere il mistero del video e raggiungere la ragazza. Inizia così un viaggio in auto verso il nordovest rurale dove ogni incontro è pieno di fascino e ironia.

 

Palma d'Oro per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes 2018

 

 

"Si rimane sempre ammirati di fronte ai film di Panahi. Per il fascino e l’intelligenza, ma anche per la determinazione e la perseveranza con cui non si arrende di fronte alla condanna subita, deciso caparbiamente a continuare quello che non è più solo una professione ma assume i contorni di una specie di missione. Il cui compito è sempre di più ribadire l’importanza del cinema e la sua funzione maieutica. Come qualcuno ricorda, Jafar Panahi (Pardo d’oro a Locarno per «Lo specchio», Leone d’oro a Venezia per «Il cerchio», Orso d’oro a Berlino per «Taxi Teheran») era stato condannato nel dicembre 2010 a sei anni di prigione e all’interdizione ventennale dalla professione per aver appoggiato pubblicamente la protesta della cosiddetta «rivoluzione verde».

Il sostegno internazionale che aveva ricevuto (con nomi del calibro di Spielberg, Scorsese e Coppola) e la scelta del governo iraniano di non esacerbare i rapporti internazionali (anche per favorire l’apertura che gli Stati Uniti di Obama stavano dimostrando) hanno permesso a Panahi di scontare la condanna ai domiciliari e di girare comunque dei film, a bassissimo budget e con una piccola camera digitale (in Iran solo lo Stato può concedere l’utilizzo della pellicola). Sono nati così «This Is Not a Film», «Pardé» e «Taxi Teheran», visti il primo a Cannes e gli altri due a Berlino. Naturalmente senza la presenza del regista che deve rispettare l’obbligo di non uscire dal suo Paese. Quest’anno a Cannes è arrivato in concorso «Tre volti» (in originale «Se rokh») che continua con bella coerenza il percorso di riflessione sul cinema, la sua importanza e centralità, il suo fascino ma anche la sua forza disturbante e coinvolgente.

 

All’origine della storia (scritta dal regista e da Nader Saeivar, premiati con la Palma per la sceneggiatura) c’è un video che l’attrice Behnaz Jafari (che interpreta se stessa) riceve sul suo telefonino: una ragazza minaccia di togliersi la vita perché i suoi genitori non le permettono di fare l’attrice. Sconvolta da quello che non capisce se essere solo una minaccia o il preludio a un autentico suicidio, Behnaz chiede aiuto all’amico Jafar Panahi (naturalmente lui stesso) per raggiungere il paesino del Nord-ovest dell’Iran dove vivrebbe la giovane. Grazie a una compagna, identificano la famiglia da cui la ragazza manca da tre giorni e di cui scoprono l’intransigenza e l’ostilità, specie del fratello della scomparsa. Poi finalmente riescono anche a capire che il video era solo una messa in scena e che l’autrice si è rifugiata presso una vecchia attrice, messa al bando dalla comunità per i film che aveva interpretato prima della rivoluzione khomeinista. Per scoprirlo, però, Jafari e Panahi devono incontrare e parlare con gli altri abitanti del villaggio mentre pensano a come riannodare i rapporti tra l’aspirante attrice e la sua famiglia.

In questo modo i due protagonisti, finiti in una comunità dove ci si capisce a fatica (perché la lingua più diffusa è il turco e non il persiano), si trovano a fare i conti con l’atteggiamento ambivalente di tutti verso il cinema: chi lo identifica con il demonio, chi invidia la «forza» e la «virilità» che gli attori dimostrano sullo schermo, chi vuole «esiliare» l’ex attrice che prima della rivoluzione khomeinista ballava e cantava, chi spera che le star possano risolvere i problemi endemici della loro povertà. Panahi mescola queste piste con la sua abituale sapienza per ricordarci non solo i tanti volti che il cinema può avere ma per ribadirne anche l’importanza. Amati o odiati, i film rivendicano una centralità nell’immaginario che da sola giustifica la passione della giovane ma soprattutto la determinazione di Panahi a non rispettare il silenzio che gli ha imposto la sentenza. Quasi che il video mandato sul telefonino di Behnaz fosse una specie di metafora della propria situazione, «costretto alla morte» se non potesse continuare a fare il regista. Mentre la scena finale, con Jafari e la ragazza in campo lunghissimo, di cui non possiamo ascoltare i discorsi, oltre a rendere omaggio a Kiarostami e al finale di Sotto gli ulivi, lascia lo spettatore senza risposte ma con tante domande". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 25/11/2918)

 

 

Quando

giovedì 29 novembre ore 18.30 - vers.orig.sott

venerdì 30 novembre ore 18.30 - vers.it e ore 21.15  - vers.orig.sott

sabato 1 dicembre  ore 18.30 - vers.orig.sott e ore 21.15 - vers.it

domenica 2 dicembre ore 18.30 - vers.it e ore 21.15 - vers.orig.sott

mercoledì 5 dicembre ore 18.30 - vers.it

 

Repliche 

giovedì 6 dicembre ore 16.30 - vers.it

venerdì 7 dicembre ore 16.30 - vers.orig.sott

sabato 8 dicembre ore 16.30 - vers.it

 

Biglietti
Intero 6 euro
Ridotto 4,50 euro

 

Per informazioni sulla sala cinema e biglietti

 




Dove
Cinema - Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, Prato 


Quando

giovedì 29 novembre ore 18.30 - vers.orig.sott

venerdì 30 novembre ore 18.30 - vers.it e ore 21.15  - vers.orig.sott

sabato 1 dicembre  ore 18.30 - vers.orig.sott e ore 21.15 - vers.it

domenica 2 dicembre ore 18.30 - vers.it e ore 21.15 - vers.orig.sott

mercoledì 5 dicembre ore 18.30 - vers.it

 

Repliche 

giovedì 6 dicembre ore 16.30 - vers.it

venerdì 7 dicembre ore 16.30 - vers.orig.sott

sabato 8 dicembre ore 16.30 - vers.it

 

Biglietti
Intero 6 euro
Ridotto 4,50 euro

 

 

Per informazioni sulla sala cinema e biglietti



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