Daniel Soutif (1946-2025) arrivò in Toscana da Parigi, dove aveva diretto il Département du Développement Culturelle al Centre Pompidou dal 1993 al 2001.
Fu incaricato di curare la ricognizione storica “Continuità: Arte in Toscana 1968-1989” al Museo di Palazzo Fabroni a Pistoia nel 2002, un progetto che aprì la strada per la sua successiva nomina a direttore artistico al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 2003.
Ancora si ricorda il clamore della sua mostra inaugurale a Prato dedicata a Wim Delvoye e alla Cloaca turbo, seguita da grandi retrospettive di Domenico Gnoli e Francesco Lo Savio e da importanti personali di Bertand Lavier, Massimo Vitali e Robert Morris.
Fu di Soutif l’idea di dare spazio anche a singoli progetti d’artista di Massimo Bartolini, Letizia Cariello, Kinkaleri, Flavio Favelli, Luca Vitone, fra gli altri. Tra i suoi lasciti restano la sistemazione interna del Centro Pecci, per la prima volta specializzato in dipartimenti (mostre, collezione, biblioteca, didattica, eventi), e l’avvio di un percorso virtuoso che avrebbe condotto all’ampliamento della sede museale al termine del suo breve ma incisivo mandato, nel 2006.
A lui va attribuito anche l’accordo per la prima donazione al Centro Pecci di opere dalla collezione privata di Carlo Palli, che diede impulso all’incremento della raccolta museale, e l’interesse fondamentale per le neoavanguardie artistiche toscane quali la Poesia visiva, l’Architettura radicale, le sperimentazioni di musicisti come Chiari e Bussotti, le esperienze collettive di Schema e Zona che oggi caratterizzano il patrimonio collezionistico e archivistico del Centro Pecci.
