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artwork

<p>Mario Merz, <em>La spirale appare</em></p>

artist
title
year

Mario Merz
La spirale appare
1990



Artwork description
Technical details

Per la sua mostra personale al Centro Pecci nel 1990, intitolata Lo spazio è curvo o diritto?, Mario Merz ha realizzato un progetto pensato sin dal 1970 per il Museo Haus Lange a Krefeld: un’unica spirale di ferro e fascine lunga centinai di metri, “un’opera totale”, come l’ha definita Amnon Barzel, che concentrandosi e disperdendosi attorno ad un nucleo ideale posto al centro della piazza del teatro, all’esterno del museo, incideva e circoscriveva l’interno dello spazio espositivo al primo piano, ritmata da scheletri di igloo riempiti di fascine, coperti da vetri  o lastre di pietra e cera e da grandi opere pittoriche dominate da evocazioni di animali preistorici.
Presente nell’opera di Merz sin dagli esordi, dagli anni Settanta l’immagine cosmica della spirale diviene la cifra distintiva del suo lavoro, visualizzando la sequenza numerica scoperta nel 1202 dal matematico Leonardo da Pisa detto Fibonacci (secondo cui, procedendo da 0 a infinito, ogni cifra è il risultato delle due precedenti, 0,1,1,2,3,5,8,13...), scelta dall’artista a rappresentare i processi che regolano la crescita naturale. La spirale appare (1990) è un frammento della spirale originaria creata in occasione della mostra di Prato: si tratta della coda della grande installazione collocata allora nelle ultime due sale del Museo. Nella disposizione conferitagli dall’artista, la forma della spirale è suggerita dall’andamento curvilineo degli elementi che la compongono, instaurando una nuova relazione dinamica con lo spazio e suggerendo l’idea di qualcosa di organico che nasce e fluisce oltre l’architettura che la ospita, incontrando e oltrepassando il muro con l’accelerazione della sua energia. Protagoniste dell’opera, le esili e silenziose fascine di faggio e castagno evocano, con la loro “ombra furiosa”, la quotidianità e lo scorrere ciclico del tempo, mentre la struttura portante in ferro che le sostiene verticalmente ricorda l’arco vorticoso descritto dalla spirale definendo, quasi in trasparenza, il confine tra spazio interno e esterno sottolineato da una sequenza di archi metallici che rimandano alle calotte degli igloo. La luce al neon costituisce l’elemento vitale unificante che, scorrendo attraverso la progressione dei numeri di Fibonacci (da 1 a 10946), annulla l’inerzia del vetro e il peso delle pile di giornali (copie di un quotidiano locale scelto a rappresentare la città di Prato) trasformate da materia di scarto in un insieme di immagini fluide che raccontano il rumore e il disordine della società.
La spirale appare avvolge idealmente lo spazio, portandovi dentro l’infinita prolificità della natura e la sua drammatica fragilità. Riassumendo in se l’intera poetica dell’artista, con il suo aspetto volutamente frammentario, l’opera rimanda a uno tra gli assunti più significativi di tutta l’opera di Merz, “Omero dell’Arte Povera”, come lo ha definito Lea Vergine, artista tra i più rappresentativi del panorama contemporaneo italiano e internazionale: quello del poeta mistico Rumi, trascritto spesso dall’artista coi tubi di luce al neon, che recita: Se la forma scompare la sua radice è eterna... [D.V.] 

Bibliografia
Mario Merz, Voglio fare subito un libro, Hopefulmonster, Firenze 1985.
Mario Merz. Lo spazio è curvo o diritto?, catalogo della mostra, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Hopefulmonster, Firenze 1990.
A. Barzel (a cura di), La collezione 1988-1990, catalogo, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1990. 

S. Pezzato (a cura di), Collezione Permanente, catalogo, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1998. 

M. P. Mannini, S. Pezzato (a cura di), Corrispondenze, dal presente al passato. Opere scelte dalle collezioni del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e del Museo Civico di Prato, catalogo della mostra, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 2006. 



Ferro, fascine, vetro, neon, giornali, installazione ambiente

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