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Una donna sposata - Une femme mariée di Jean-Luc Godard

Omaggio a Jean-Luc Godard

FILM



November 10—13, 2022

con Bernard Noël, Macha Méril, Philippe Leroy

(Francia, 1964) 96'; v. or. sott. it

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SPETTACOLI

giovedì 10 ore 21.15 - v. or. sott. it
venerdì 11 ore 17.00 - v. or. sott. it
domenica 13 ore 16.15 - v. or. sott. it

 

Charlotte è sposata con Pierre ed è l'amante di Robert. In attesa che il marito torni dalla Germania, fa l'amore con Pierre e va a prendere a scuola il figlio di primo letto di Pierre. Quando questi torna dal suo viaggio di lavoro conosce il regista Roger Leenhardt, il quale ha assistito all'apertura del processo ai carcerieri di Auschwitz. Charlotte lavora per un rotocalco femminile, incontra alcune fotomodelle, frequente bar e locali e infine va a farsi visitare da un ginecologo. È incinta, ma non sa se dire se di Pierre o di Robert. Quest'ultimo, attore di teatro, sta partendo per una tournée e la invita a raggiungerlo in un cinema vicino all'aeroporto: i due fanno ancora una volta l'amore insieme, come all'inizio del film.

Diretto da Godard nel giro di una sola estate, in tempo per presentarlo alla Mostra di Venezia, il film venne censurato in patria e la produzione fu costretta a mutare l'articolo del titolo originale: non più La femme mariée ma Une femme mariée.

Un corpo spezzato, un braccio, una mano, una gamba, una nuca, una bocca senza occhi, gli occhi senza la bocca: è così che Jean-Luc Godard mette in scena fin dalla prima sequenza del film la donna sposata di metà anni Sessanta, qui interpretata dall'attrice franco-russa Macha Méril. Non "una" donna, ma "la" donna, come avrebbe dovuto essere in origine, insieme emblema e vittima della società dei consumi, del capitalismo che trasforma i corpi in merce, la merce in desideri e gli oggetti in pubblicità.

Charlotte è "spezzata" dal montaggio - e idealmente dallo sguardo di una società intera - come prima di lei la Nana (Anna Karina) di Questa è la mia vita (1962) e a suo modo anche l'Emilia (Brigitte Bardot) di Il disprezzo (1963), ripresa nuda e in continuità nella straordinaria sequenza d'apertura, ma frammentata dalle parole («Ti piacciono le mie gambe?... Ti piacciono anche le mie ginocchia?... E le mie cosce?... Pensi che sia bello il mio culo?»...), prima che qualche anno più tardi, nel 1967, in Due o tre cose che so di lei, di fronte a un altro ritratto di donna sposata lo stesso Godard si chiedesse quali fossero le parole e le immagini giuste da usare per raccontare qualsiasi cosa - un corpo, un'attrice, una macchina, un palazzo, un oggetto, una città...

Dei film del primo periodo di Godard, che comprende gli anni delle Nouvelle Vague e va dal 1960 al 1967, Una donna sposata è tra i meno noti, ma anche tra i più efficaci e chiari: un film da etnologo, come l'ha definito il suo regista, analitico per il modo in cui osserva la vita e la figura della protagonista, donna borghese con un marito e un amante, occupata nel suo lavoro ma destinata a diventare madre, immersa come tutto ciò che la circonda in un bianco e nero piatto e senza sfumature, come solo l'operatore Raoul Coutard a quell'epoca sapeva fare. La donna di una società primitiva, all'alba della sua evoluzione.




Where
Cinema - Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato PO, Italia


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