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The Elephant Man

di David Lynch

FILM / CINEMA RITROVATO



October 02—11, 2020

(Gbr, 1980; 125'; vers. rest. orig. con sott.it) di David Lynch, con Anthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, John Gielgud. 

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La storia di John Merrick, l'uomo elefante, il freak della Londra vittoriana proto-industriale, deformato dalla malattia ridotto a fenomeno da baraccone. Un film epocale, che ha cambiato le regole dell'horror, invertendo le dinamiche tra 'mostro' e spettatore: chi ha paura di chi?“. Non meno ancestrale e traumatico di Eraserhead, Ibrido e tragicomico come il suo protagonista, da una parte trascina al pianto il grande pubblico e dall'altra fa saettare schegge di orrido e memorie di Tod Browning” (Roy Menarini). Il restauro esalta il bianco e nero del grande Freddie Francis, dando nuova forza a questa attualissima riflessione sullo sguardo e sull'orrore, messa in scena da uno dei registi più visionari della storia del cinema.

 

Spettacoli: 

Venerdì 2 ottobre, ore 21.15

Sabato 3 ottobre, ore 18.00

Domenica 4 ottobre, ore 21.15

Martedì 6 ottobre, ore 21.15
 

Il primo mostro è – o sembra essere – il regista, David Lynch. Due teste: Eraserhead e Elephant Man. Così diverse l'una dall'altra, si dice in giro. E invece fino a oggi (privilegio e condanna del vivere e scrivere in quest'attimo) i due film formano un campo meravigliosamente organizzato e coltivato e integrato, percorso da scambi (evidenti, o nascosti come il flusso di certe acque) che ne fanno un unico corpo ma soprattutto un'unica testa girevole, evidentemente a due facce (che si nutrono dello stesso cervello).
Dal titolo, la bifrontalità e il gioco degli scambi dilagano e si riverberano sui diversi piani, i due film sembrano attivarsi a vicenda. Elephant Man è un'opera fortemente cancellata, mentre Eraserhead (distribuito in Italia col titolo La mente che cancella) mostra con molta evidenza le mostruosità dei corpi, in una flagranza vicinissima al titolo del film successivo. Eraserhead domina dal 1977 (insieme con Rocky Horror Picture Show) il circuito americano dei ‘cult-movies’ di mezzanotte, Elephant Man è uno dei più grossi successi del 1980. […] Due situazioni produttive diverse (tra l'altro, con un trattamento inversamente proporzionale del mostrato rispetto alla disponibilità economica della produzione). La sperimentazione di due moduli opposti ma con risultati ugualmente padroneggiati; anzi, finalizzandoli entrambi a una medesima possibilità di controllo. Così, se Eraserhead è una ‘creatura’ di cui Lynch rinvia senza impazienza la venuta alla luce, è per poter disporre liberamente del tempo (e, nel tempo, del denaro) […], in Elephant Man la precisione è ottenuta mediante il capitale che permette di concentrare il tempo di un'accanita lavorazione in studio. Il tempo è una nozione chiave per il lavoro di Lynch, anche se i suoi film sembrano poi prescindere completamente da esso, uscirne. Del resto, i mostri non si evolvono. Per definizione, si pongono fuori dalla linea generazionale evolutiva. Sono apparizioni accecanti e attraenti, ma senza precedente e senza successori, invito a ogni stordimento sbigottito, o divertimento sadico di spettatori, o orrore analitico di chi interpreta. Il Lynch-mostro arriva nel cinema senza una cultura cinematografica, senza filiazioni o referenti diretti, forse quasi con una certa ignoranza di esempi che non siano quelli canonici. Lynch dice di amare Fellini, Bergman, Tati, Kubrick, Wilder. Omaggi al ‘cinema d'autore’, certo, ma anche predilezione per i film centrati su personaggi e situazioni anomale e abnormi. […] Ma non è neanche cinema d'autore tipico quello di Lynch. Lynch non filma; costruisce un film, lo compone.
[…] Elephant Man si pone sotto il segno dell'ambizione cosmica, agitando e mostrando prima di tutto proprio lo spettro della generazione e della pro-creazione fantastica, il formarsi nel vuoto oscuro di un biancore che diventa forma, sostanza, incubo, elefante, gomma, materia qualsiasi.
Tutto il cinema di Lynch, in Elephant Man in modo più semplificato e paradigmatico essenziale, in Eraserhead più polifonicamente e complessivamente, è il sorgere di forme che si scontrano, si spezzano, si suddividono, ne procreano altre, senza problemi quanto alla materia, sia essa carne o gomma. 

(Enrico Ghezzi, "Scena", n. 1, 1982)

 

 


Cinema Ritrovato


Where
Cinema - Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato PO, Italia


Biglietti: 
intero 7 euro

ridotto 5 euro

 

Non è necessaria la prenotazione
Ingresso dal Cinema del Centro Pecci



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