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Codice colore. Opere dalla collezione di Alessandro Grassi

 07.09.2018 - 02.12.2018

WEB TV / PECCI CONTEMPORARY



 07.09.2018 - 02.12.2018

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Dal 7 settembre al  2 dicembre 2018

a cura di Stefano Pezzato

 

In concomitanza con il trentesimo anniversario della sua apertura (1988-2018), il Centro Pecci presenta la mostra Codice colore. Opere dalla collezione di Alessandro Grassi intesa a ricordare, attraverso la sua passione per l'arte e il colore, questo industriale nato a Prato nel 1942, affermatosi a Milano con un'azienda di inchiostri tipografici, scomparso in Toscana nel 2009. Considerato fra i più significativi collezionisti italiani, a partire dagli anni Ottanta Grassi è stato uno dei primi sostenitori della Transavanguardia e un convinto fautore della pittura postmoderna e della fotografia contemporanea di area europea e americana.

 

La mostra, curata da Stefano Pezzato, è incentrata su una selezione di opere provenienti dalla collezione di Alessandro Grassi oggi in comodato al Centro Pecci, ma comprede anche prestiti dal MART di Rovereto e da privati per delineare un percorso significativo seppure sintetico all'interno di una collezione che si stima abbia raccolto fino a 700 opere di oltre 280 artisti, fra le quali un centinaio di carattere fotografico, nell'arco di tre decenni. L'allestimento museale propone alcuni fra i maggiori nuclei della raccolta, rispecchiando interessi e criteri del collezionista, evidenziandone la predilezione per la pittura e la fotografia basate su valori espressivi ed emozionali veicolati principalmente attraverso l'uso del colore.

 

 

Montaggio e riprese: Mario Albanese Pereira




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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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