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Boiling Point - Il disastro è servito di Philip Barantini

Prime Visioni

FILM / PRIME VISIONI



17—30 novembre 2022

con Stephen Graham, Jason Flemyng, Ray Panthaki

(Gbr, 2021) 92' - vers. it. e v. or. sott. it.

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SPETTACOLI

mercoledì 23 novembre, ore 21.15 vers. it.

sabato 26 novembre, ore 19.30 v. or. sott. it.

domenica 27 novembre, ore 20.45 vers. it

mercoledì 30 novembre, ore 19.00 vers. it

 

Lo chef Andy arriva in ritardo per il turno serale presso il suo ristorante londinese. Ai problemi personali con il figlio e l'ex-moglie si aggiungono le piccole beghe tra i membri del suo staff e un'ispezione sanitaria che ha trovato qualche magagna nella cucina. La squadra si prepara comunque ad accogliere gli ospiti, guidati dalla manager Beth, mentre l'aiuto di Andy, Carly, medita di accettare un'offerta di lavoro altrove. A complicare le cose ci si mette l'arrivo di Alistair, un tempo mentore di Andy e ormai divenuto celebrity chef in televisione. Tra i due c'è tensione, rivalità, e delle questioni di affari da risolvere.

 

"C’è un uomo che cammina per una strada buia. Provato, trafelato. Parla al cellulare per frasi smozzicate, con accento gallese. La macchina da presa lo segue senza stacchi, suggerendo subito l’impressione di una figura in estrema difficoltà. Poi l’ambiente cambia, dall’esterno all’interno, ma paradossalmente si apre: lo spazio diventa più arioso e il personaggio entra nelle spire di un grande ristorante. L’obiettivo lo filma sempre senza montaggio. Siamo in un locale di lusso a Londra. Lui è Andy, il capo chef interpretato da Stephen Graham. Questo il principio di Boiling Point, il film di Philip Barantini girato in un unico piano sequenza di circa novanta minuti. Il racconto riscrive nella dinamica di genere lo chef movie, una perversione degli ultimi anni discesa da noti programmi televisivi: già assaggiata in varie ricette, dalla commedia Chef di Jon Favreau all’horror The Menu di Mark Mylod, presentato all’ultima Festa di Roma, passando per la serie The Bear su Disney+ ambientata in una paninoteca italiana. Ma Boiling Point realizza un’operazione diversa.
Prima di tutto c’è il piano sequenza. Ha senso oggi girare un film in one shot, peraltro non interrotto da stacchi di montaggio camuffati, come faceva Hitchcock in Nodo alla gola, o più laicamente l’Iñárritu di Birdman? Insomma proporre un vero piano sequenza funziona? Dipende. Nell’epoca di troppi virtuosismi fini a se stessi, in cui si potrebbe scrivere un saggio sui danni permanenti di quel genio di De Palma, la risposta è: se lo fai come Boiling Point la strategia ha le sue ragioni. Il film vuole infatti restituire la realtà concitata e nevrotica di un ristorante di classe, nel momento della cena, in cui tutti si muovono compulsivamente, dal responsabile all’ultimo cameriere, e la situazione acquista senso proprio dal moto vorticoso che la frulla. Più chiaramente la verità dei personaggi e del momento deriva da questo turbine per scuotimento, come se fossero shakerati in un cocktail, appunto. E la cinepresa fa un ottimo lavoro, grazie anche al direttore della fotografia Matthew Lewis: perlustra le cucine e si lancia nello slalom tra i tavoli, si sofferma su un coperto per poi lasciarlo e riprenderlo, pedina le figure all’esterno e poi di nuovo all’interno. Ci consegna l’assedio delle persone che servono la cena.
Qui si inserisce il thriller, genere di elezione di Boiling Point. Dentro la cornice stilistica, che per me è il punto della questione e la potenza del film, ecco la storia di Andy (magistrale prova di Graham), lo chef che affronta problemi sempre più insormontabili: appena arriva subisce il declassamento di un ispettore, ed è solo l’inizio della serata; discute temi scabrosi con la moglie al telefono; beve un misterioso liquido da una bottiglia; litiga coi colleghi in cucina e con la proprietaria; riceve la visita di un importante chef con una famosa critica culinaria, che lo ricatta per un grosso debito e avanza una proposta indecente. Intanto il thriller miete anche una vittima, ovvero una ragazza che accusa un forte malore durante il pasto. La storia di Andy non si sviluppa ma si incarta, tutto intorno implode lui compreso, ripiega su se stesso in un percorso di degradazione inesorabile, sino al finale in cui raggiunge il punto di ebollizione. Seppure non vi siano omicidi o squartamenti, seppure non si sparino colpi di pistola, Boiling Point è un crescendo di tensione incalzante, spietata, che ti afferra come una tenaglia trascinandoti sul suo terreno in perenne terremoto. È un thriller in cucina: per chiunque abbia lavorato anche solo un’ora in un locale, praticamente imperdibile. Ma anche per gli altri." (Emanuele Di Nicola, nocturno.it)


Prime visioni


Dove
Cinema - Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, Prato 


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SPETTACOLI

mercoledì 23 novembre, ore 21.15 vers. it.

sabato 26 novembre, ore 19.30 v. or. sott. it.

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mercoledì 30 novembre, ore 19.00 vers. it

 

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