OK,明白了!

"I'm your man" di Maria Schrader

Prime Visioni #Berlinale71

FILM / PRIME VISIONI



2021年10月21—27日

con Maren Eggert, Dan Stevens, Sandra Hüller

(Germania, 2021) 105'; v. or. sott. it. e vers. it

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Alma è un'archeologa che lavora in un museo di Berlino, e non pensa ad altro che al suo grande progetto di ricerca. L'unica eccezione è un favore a un collega, per il quale si presta come "collaudatrice" dell'ultimissima tecnologia in fatto di robotica: un androide-partner costruito su misura attorno al suo padrone, per soddisfarne ogni desiderio fisico, emotivo o intellettuale, che siano essi consapevoli o meno. Scettica ma disposta a tollerare tre settimane di prova, Alma fa entrare in casa sua Tom, una macchina programmata per farla felice ma alle prese con un soggetto che non cerca né romanticismo né una relazione.

 

Orso d'argento per la migliore attrice a Maren Eggert al Festival di Berlino 2021

 

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I’m Your Man: un’imperdibile rom-com fantascientifica, esilarante e profonda

 

"I’m Your Man (titolo originale Ich Bin Dein Mensch), presentato in concorso al Festival di Berlino 2021, è un’irresistibile e intelligentissima commedia romantica a tinte sci-fi diretta da Maria Schrader – nota soprattutto come attrice per il suo ruolo in Deutschland 89 e come regista di quattro puntate di Unorthodox. La cineasta, che firma anche lo script a quattro mani con Jan Schomburg adattando un racconto di Emma Braslavsky, utilizza il pretesto della fantascienza per analizzare da un punto di vista originale i rapporti di coppia. Il risultato è una storia che all’inizio è semplicemente esilarante ma che con il suo sviluppo rivela una profondità tutt’altro che scontata.
Nel suo primo atto il film della Schrader, ottimamente girato e fotografato, si presenterà comunque una commedia sofisticata ma incredibilmente esilarante, nella quale gli spunti offerti dal modo di fare robotico di Tom alimenteranno gag riuscitissime. In tal senso è esemplare la scena di apertura, nella quale ancora non è dichiarata la natura artificiale dell’androide e assistiamo a un primo appuntamento da incubo, in cui una donna esigentissima mette sotto spietato esame il suo possibile partner.
Quello stesso contesto, però, ben racchiude anche la vera anima del film. In quel locale, che poi scopriremo popolato di ologrammi, il robot Tom è l’unica presenza veramente tangibile, presente con tutta la sua materialità per rendere felice Alma.

Lo spunto su cui più si concentra I’m Your Man, che con l’avanzare del suo svolgimento si fa sempre più serioso e simile a un film romantico di grande qualità, è il senso dei rapporti di coppia. Certo, già Villeneuve con la Joi di Blade Runner 2049 ci aveva reso partecipi di una complessa riflessione sul virtuale, ma qui paradossalmente la lente dell’autrice è concentrata completamente sull’esperienza umana. Non ci metteremo molto a capire che, pur se fatta di carne e sangue, è forse Alma a condurre un’esistenza veramente robotica: nella sua vita ha rinunciato alla ricerca della felicità, che da una prospettiva incredibilmente nichilista derubrica a 'endorfina, dopamina e serotonina' di cui può anche fare a meno.
È così che, in un tortuoso percorso di avvicinamento tra l’ilare e l’emozionante, sia Tom che Alma scopriranno sempre più la propria umanità, benché la donna si renda conto benissimo che ogni interazione con quell’uomo perfetto – che uomo non è – somiglia a 'una recita senza spettatori' e che nei loro discorsi in realtà 'sta parlando da sola'. Ma in fondo, come ci ricorda lo script, è una questione di fede: allo stesso modo nel quale può essere confortante credere in un Dio che non esiste, può rendere felici dedicarsi a un essere umano che non è tale. Eccola la profondità dello script: l’esperienza umana è nella sfida dell’interazione difficile col mondo che ci circonda o nel coltivare ciò che sentiamo più umano?
I’m Your Man sposa con rara grazia le risate più fragorose a momenti decisamente intimistici e regala una manciata di scene che, da sole, basterebbero a reggere il film. Pensiamo all’androide che si ‘specchia’ nell’ideale di bellezza incarnato da una statua antica, in un breve montaggio di ‘epic fail’ resi perturbanti da una musica tutt’altro che divertente, e da un incontro del robot con un branco di cervi niente affatto spaventato dalla sua natura in un certo senso ‘sovrumana’.
L’artificiale può essere molto più e molto meno del naturale, ma la questione ha senso di esistere solo se vista dal complicato, fragile e contraddittorio punto di vista di una vita umana. Senza quello sguardo, semplicemente, la vita artificiale esiste senza bisogno di un senso. Ma forse, certi rapporti tra umani sono più artificiosi dell’esperimento più innaturale.
"

(Luca Ciccioni, anonimacinefili.it)

 

Spettacoli

Giovedì 21 ottobre: ore 21.15 v. or. sott. it

Venerdì 22 ottobre: ore 18.00 vers. it

Sabato 23 ottobre: ore 21.15 v. or. sott. it

Domenica 24 ottobre: ore 11.00 v. or. sott. it; ore 18.15 vers. it

Mercoledì 27 ottobre: ore 21.15 vers.it

Sabato 30 ottobre: ore 21.15 vers. it

Domenica 31 ottobre: ore 16.00 v. or. sott. it


Prime visioni


地点
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato PO, Italia


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Spettacoli

Giovedì 21 ottobre: ore 21.15 v. or. sott. it

Venerdì 22 ottobre: ore 18.00 vers. it

Sabato 23 ottobre: ore 21.15 v. or. sott. it

Domenica 24 ottobre: ore 11.00 v. or. sott. it; ore 18.15 vers. it

Mercoledì 27 ottobre: ore 21.15 vers.it

Sabato 30 ottobre: ore 21.15 vers. it

Domenica 31 ottobre: ore 16.00 v. or. sott. it

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