Cinema Ritrovato
con Jacqueline Bisset, Valentina Cortese, Jean-Pierre Aumont, Jean-Pierre Léaud e François Truffaut
(La nuit américaine; Francia-Italia, 1973) 115'; v.rest. or. sott. it
A Nizza un regista gira la storia di una sposina che fugge col suocero, e il set vive la mobilitazione incrociata di crisi e sentimenti tra personaggi della finzione e della realtà. Celebratissimo (premio Oscar per il miglior film straniero), e il più sincero e interessante, tra i film sull’amour du cinéma: Truffaut rende omaggio a Welles, a Renoir, a Hitchcock, ma soprattutto dà splendida messinscena “alla domanda che mi tormenta da trent’anni: il cinema è più importante della vita? [...] Non ci sono intoppi nei film, non ci sono rallentamenti, i film vanno avanti come treni nella notte”. Effetto notte è il ‘film su un film’ per eccellenza, un vertiginoso gioco di specchi fra realtà e finzione. “Sei un bugiardo” scrive Godard al regista dei 400 colpi dopo averlo visto. Ma cosa sono per Truffaut i film se non il più meraviglioso degli inganni.
Premio Oscar per il Miglior film straniero
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"A Nizza, negli stabilimenti di La Vittorine, il regista Ferrand gira Je vous présent Pamela. Dal primo all'ultimo giorno delle riprese i problemi della lavorazione s'alternano con i rapporti personali tra i vari componenti della "troupe" e con la storia del film nel film. A livello aneddotico non risponde tanto alla domanda "come si gira un film?", ma a quella "come gira Truffaut i suoi film?". Traboccante di amore per il cinema che nell'autore coincide con l'amore per la vita è una sintesi felice dei temi e dei modi che attraversano i suoi 12 film precedenti. Pur costruito su incastri e incroci, ricco di citazioni, autocitazioni, allusioni, è un film che viaggia come un treno nella notte. Un successo internazionale. Oscar per il miglior film straniero e 3 nomination: sceneggiatura, regia e V. Cortese."
Morando Morandini, "Il Morandini - Dizionario dei film"
"Il 1972 è per Truffaut l'anno della sintesi, della confluenza di piú esperienze in una operazione riassuntiva, del ripiegamento su se stesso che è sguardo rivolto al proprio passato di cineasta. Il risultato prende il nome di La nuit américaine: non un film all'insegna del rinnovamento, dell'apertura, ma una sorta di inventario etico-estetico, di bilancio per fare il punto su una attività che dura da tredici anni, per chiudere con certe cose e poter ripartire, dopo, con altre. «Avendo spinto molto lontano queste due esperienze. Le due inglesi senza alcun umorismo, Mica scema la ragazza senza nulla di serio, ho potuto con Effetto, notte ritrovarmi, 'raccogliere" me stesso. E’un film di sintesi, sintesi tra La calda amante, Baci rubati e altri miei film ancora. Un incrocio. Come se i personaggi di tutti i miei vecchi film si incontrassero... Ci sono parecchie cose iniziate in altri film che terminano qui, io do loro una conclusione». La nuit américaine è insieme una dichiarazione di poetica personale cosi esplicita e completa come prima il regista non ci aveva dato, una sintesi dei motivi e dei temi che attraversano l'intera sua opera, e una confessione sistematica e riassuntiva dei suoi affetti, predilezioni e gusti di uomo e cineasta. (...)
Fare film che, parlando d'altro, siano anche ríflessioni sul cinema, fare cioè del 'metacinema', è quanto Truffaut sin dall'inizio si è proposto, nella, consapevolezza dei diversi livelli strutturali di cui un'opera si compone. Ora, portando sino alle estreme conseguenze quella tendenza progressivamente coltivata che Thomas Elsaesser ha definito bene - (in 'The Brighton Review' n. 21),come 'crescente uso tematico di elementi apparentemente formali', Truffaut è giunto a fare del momento metalinguistico il soggetto stesso di un film. Trasformando quella che nei film precedenti era l'impalcatura, ideologico-critica, in impalcatura tecnico-narrativa, atta ad essere mostrata, esibita, programmaticamente svelata sullo schermo, Truffaut tenta a carte scoperte il gioco da sempre giocato al riparo delle griglie tematiche degli altri, suoi film. Effetto notte si presenta perciò come il resoconto filmato della lavorazione di un film o, più precisamente, di una fase del suo processo di produzione, quella consistente nelle operazioni di ripresa delle varie sequenze che costituiranno il tessuto significante del testo finito. Restano dunque fuori il lavoro di preparazione e di montaggio.: e non a caso, se si pensa che per Truffaut il momento determinante ai fini del risultato è il momento della messa in scena. Il proposito è dichiaratamente documentario - 'tracciare il ritratto di tutti coloro che collaborano alla realizzazione di un film e rispondere nello stesso tempo alle domande che il pubblico pone sempre agli attori e ai registi sul tema- Come si gira un film?'. Ma, al pari de I quattrocento colpi (partito per essere un documentario sull'adolescenza incompresa e finito col diventare un manifesto di cinema 'soggettivo'), anche qui il risultato è assai differente. Il film non risponde tanto alla domanda 'come si gira un film?', quanto a quella 'come gira Truffaut i suoi film?'. Da questo punto dì vista, La nuit américaine è piú che esauriente. (. . .) Dell'amore per il cinema, La nuit amèrícaine trabocca. Ogni sua inquadratura è un atto d'amore, oltre che una questione di morale; un omaggio deferente e appassionato, una dichiarazione di riconoscenza e di affetto. Da una simile cascata di citazioni, rimandi e allusioni più o meno scoperte, non si può che tentare di estrapolare le piú significative: la dedica del film a Lilian e Dorothy Gish, le due grandi attrici del muto; la citazione di un film di Hitchcock, Stage-fright, ovvero Paura in palcoscenico ('Do you. have stage-fright?', domanda Alphonse a Julie, che sta per girare la sua prima scena); quella di Le chagrin et la pitié, film di Marcel Ophúls (è il soprannome affibbiato dalla troupe al segretario di produzione e alla gelosissima moglie); l'omaggio a Bus stop di Joshua Logan (di cui si ripete nel finale una battuta: 'Lei ha conosciuto molti uomini, io ho conosciuto poche donne...'); quello a Jean Renoir (Joélle dice ad un certo punto: 'Io sono come il vecchio il cuoco de La règle du jeu; Ammetto le diete, ma non le manie -'); quello, ancor più importante, fatto a Orson Welles (nell'inserto ricorrente dei sogno di Ferrand, un bambino ruba nella notte e con l'aiuto di un bastone le fotografie di Citizen Kane, esposte nell'atrio del cinema. Analogamente, si ricorderà, Antoine ne I quattrocento colpi si appropriava di una foto della protagonista di Monica e il desiderio, il film di Bergman), Senza dimenticare che quando Alexandre evoca le sue ventiquattro morti sullo schermo, ripete una frase di Humphrey Bogart; e che, quando Pamela racconta della varicella che le ha impedito di andare in vacanza, ricorda il personaggio interpretato dalla stessa Bisset in Due per la strada, di Stanley Donen. Ancora a proposito di Julie Baker, l'attrice dai nervi fragili che ha sposato il proprio dottore,- non è difficile riconoscere l'allusione a Audrey Hepburn, che ha fatto la stessa cosa. Poi, una sfilza di nomi, sempre gli stessi, in fondo: Jean Vigo (a cui è dedicata una strada di Nizza percorsa dalla troupe), Cocteau, il cui nome compare su di un pannello nel camerino di Julie, Fellini (ne parla la Cortese), e infine Bunuel, Bresson,Dreyer, Lubitsch, Hawks, Bergman, Godard: sono i titoli di altrettanti libri che Ferrand estrae da un pacco durante la telefonata al musicista Georges Delorue.
Ma, lo si è detto, La nuit américaine è anche - rispetto all'opera di Truffaut - il film della sintesi: dunque, il film in cui tutti si ritrovano per esservi citati. Ai Quattrocento colpi si allude nella battuta rivolta all’indirizzo di Jean-Pierre Léaud: 'Non è perché uno ha avuto un'infanzia difficile che deve credere di farla pagare a tutti'. Domicile coniugal è piú volte ricordato: vi si fa cenno, parlando di un adattamento di Primo amore di Turgenev con una giapponese nel ruolo della ragazza e Leaud nella parte di un giovane francese; inoltre Alphonse è il nome del figlio di Antoíne Doinel. Il gatto che lecca il latte sul vassoio fuori dalla porta è una citazione de La calda amante, mentre Farenheit 451 è indirettamente ricordato a proposito delle difficoltà impreviste e soprattutto della necessità di concludere le riprese in un tempo inferiore al previsto. Più esplicito il rimando alle Due inglesi con l'apparizione casuale di una copia della statua, di Balzac, visitata da Clude Roc al museo Rodin. Julie Baker, stupenda apparizione che compete in fascino e in bellezza con Un'altra apparizione, la Delphine Seyrig di Baci rubati, ricorda a Léaud con le parole di quest’ultima che 'tutti sono magici o nessuno è magico'."
Alberto Barbera, 'François Truffaut', Il Castoro
Spettacoli:
Giovedì 28 ottobre: ore 18.00 - v. or. sott. it
Venerdì 29 ottobre: ore 21.15 - v. or. sott. it
Sabato 30 ottobre: ore 18.30 - v. or. sott. it
Domenica 31 ottobre: ore 18.10 - v. or. sott. it
Mercoledì 3 novembre: ore 18.00 - v.or. sott. it
Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato PO, Italia
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