OK,明白了!

Audition - Ôdishon di Takashi Miike

#ClassiciRestaurati

FILM / CLASSICI RESTAURATI



2023年02月03—08日

con Ryo Ishibashi, Eihi Shiina, Tetsu Sawaki

(Giappone-Corea del Sud, 1999) 111' - v. or. sott. it.

V.M. 18 anni

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Spettacoli

venerdì 3 febbraio, ore 19.10 - v. or. sott. it.  V.M. 18 anni

mercoledì 8 febbraio, ore 21.15 - v. or. sott. it.  V.M. 18 anni

 

 

Sette anni dopo essere rimasto vedovo, il produttore televisivo Shigeharu Aoyama decide di cercare nuovamente moglie, specie dopo l'insistenza del figlio adolescente Shigeiko. Un'occasione la fornisce l'amico e collega Yoshigawa, che gli propone di indire una finta audizione per cercare nuove attrici per un film che non si realizzerà mai. Un mero pretesto per valutare un po' di candidate come compagna ideale. Aoyama la individua nella giovane Asami, timida e riservata. Anche quando le informazioni del suo curriculum si rivelano totalmente false, Aoyama non rinuncia all'idea di frequentarla pur di conoscerla meglio.
 

A quasi ventitré anni dalla sua prima proiezione pubblica (al festival di Vancouver, da dove prese il via il culto sotterraneo) arriva sugli schermi del Far East Audition, il film che per primo fece comprendere al mondo cinefilo che Takashi Miike era tutto tranne che un regista di opere di scarso spessore. Giocando con lo spettatore, ma soprattutto violando ogni possibile regola del “visibile”, Miike filma un’opera violentissima, che riflette tanto sul sadismo quanto sulla manipolazione, mescolando – come sempre nella filmografia del regista giapponese – il maschile e il femminile. Con una straordinaria Eihi Shiina, all’epoca ventitreenne. (Raffaele Meale, quinlan.it)


Nel 1999 in pochi ne avevano contezza, ma non esisteva e non esiste nel panorama cinematografico internazionale un regista come Takashi Miike. Neanche Sion Sono, che pure presenta molti tratti in comune con il collega e quasi coetaneo – tratti che sono andati accentuandosi nel corso degli anni –, ha una filmografia paragonabile. Non si tratta di mera qualità, ma proprio del senso di ciò che significa produrre immagini, e del valore che queste acquisiscono nel corso del tempo. Se oggi in ogni caso Miike è autore venerato (per quanto ancora paradossalmente poco compreso dalla critica, che persevera nel tentativo vano di ingabbiarlo all’interno di coordinate precise e controllabili), ventitré anni fa, quando Audition venne presentato al Festival di Vancouver, prima di approdare nel gennaio del 2000 a Rotterdam, era ancora un regista oscuro ai più, e soprattutto mal considerato. Certo, Fudoh: The New Generation aveva sconvolto la prassi della visione al Fantasporto, da dove era tornato con ben due riconoscimenti (miglior film, ma anche il premio speciale della giuria per il miglior film fantastico: su quest’accezione ci sarebbe molto di cui discutere), ma la fama di Miike era quella di essere un regista di straight-to-video, considerati oggetti di rapida fruizione e ancor più labile persistenza nella memoria. Fu il già citato festival di Rotterdam, nel gennaio 2000, a cambiare il corso degli eventi: in terra olandese vennero presentati, negli stessi giorni, Audition e Dead or Alive, spiazzando anche gli spettatori più avvezzi alle follie della Settima Arte. Due opere per certi versi tra loro perfino antitetiche eppure così puramente eversive da parlare in tutta evidenza la stessa lingua, una lingua fatta di cambi di marcia, di ritmi impensabili – l’incipit e il finale di Dead or Alive –, di follie fuori di senno, di un’incredibile gestione della messa in scena e delle sue peculiarità. Una lingua che parlava di sadismo, di crudeltà insita nell’umano, di superamento delle barriere del corpo: Miike, che per oltre trenta lungometraggi nessuno o quasi si era premurato di analizzare nella sua poetica espressiva, dimostrava di muoversi sulla scia della via tracciata nel corso dei decenni da Seijun Suzuki, Kinji Fukasaku, Teruo Ishii, Nobuo Nakagawa, solo per citare alcuni nomi esemplificativi. In un mondo del cinema che già si andava digitalizzando (il 1999 è anche l’anno di Matrix) Miike ribadiva la necessità di ripartire dal corpo per poter davvero mettere in scena le infinite scissioni interne dell’umano, le pulsioni e le ossessioni, il desiderio così annichilente da essere scambiato per amore – o viceversa.


Classici Restaurati


地点
Cinema - Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato PO, Italia


Spettacoli

3 febbraio, ore 19.10 vos

8 febbraio, ore 21.15 vos

 

V.M. 18 anni

 

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Classici Restaurati | 进行中
Film
2024年03月28日—04月03日
Quarto potere - Citizen Kane

di Orson Welles



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