Laurens, Iowa. Alvin Straight, settantatreenne che vive con la figlia Rose, viene a sapere che il fratello Lyle, con cui non parla da dieci anni, ha avuto un infarto. Prima che sia troppo tardi, decide di intraprendere un viaggio fino a Mount Zion, in Wisconsin, per incontrarlo. Non in corriera o in treno, perché Alvin vuole guidare da solo, con i suoi tempi e i suoi modi. Non avendo più una patente, non gli resta che guidare un tosaerbe con rimorchio e assaporare con lentezza le meraviglie del Midwest americano.
"Uscito nel 1999, tra le due cupe immersioni nel neo-noir psicotico di Strade perdute e Mulholland Drive, Una storia vera - traduzione che smarrisce la sfumatura dell'originale The Straight Story, giocato sull'ambivalenza di "straight", sia cognome di Alvin che attributo di rettitudine morale - è storicamente considerato un'anomalia nel corpus di David Lynch.
Anomalo perché contraddistinto da uno stile apparentemente più classico e tradizionale, in un microcosmo in cui la singolarità è la regola. Ma è solo apparenza, l'esito di un'indagine superficiale su un film che, al contrario, merita solo esami approfonditi. Una storia vera è invece una sorta di summa del cinema di Lynch, carico di autoreferenzialità fin dagli elementi più fenotipici: dal cielo stellato che apre e chiude il film come in Dune alla sequenza iniziale, che, tra giardini da irrorare e attacchi cardiaci, riprende Velluto blu, fino alla linea tratteggiata che divide le corsie di un'autostrada infinita, come in Cuore selvaggio e Strade perdute". (Emanuele Sacchi)
