Hartford, Connecticut, USA, 1928 - New York, USA, 2007
Protagonista indiscusso dell’arte contemporanea, autore celebrato nelle più importanti rassegne internazionali, presente con le sue opere in numerosi spazi museali e collezioni private, Sol LeWitt ha fatto parte della generazione di artisti americani che dalla fine degli anni Cinquanta ha rifondato il processo artistico su basi oggettive, impersonali, superando l’esperienza allora diffusa dell’Espressionismo astratto.
Con Modular Structures del 1966 LeWitt assume il cubo (di legno, aperto e dipinto di bianco) come la forma più anonima e riconoscibile, una “unità base” da moltiplicare nello spazio e da combinare in molteplici possibilità di configurazione. Nello stesso anno partecipa alla mostra Primary Structures, tenuta al Jewish Museum di New York e considerata l’evento con cui si afferma ufficialmente il Minimalismo: riduzione delle forme a volumi geometrici, ricorso a elementi modulari e sequenze seriali, impiego di materiali industriali che tuttavia non riguarda LeWitt, relazione diretta con lo spazio espositivo e con lo spettatore attraverso l’installazione a parete o sul pavimento.
Nel giugno 1967 la rivista “Artforum” pubblica il suo testo seminale Paragraphs on Conceptual Art, nel quale LeWitt traccia i fondamenti della propria arte: “Mi riferirò al tipo di arte in cui sono coinvolto come ad arte concettuale. Nell’arte concettuale l’idea, o concetto, costituisce l’aspetto più importante del lavoro... vuol dire che tutto il progetto e tutte le decisioni vengono prese anticipatamente e che l’esecuzione si riduce a un fatto meccanico. L’idea diventa la macchina che realizza l’arte”. Da allora l’artista ha sviluppato un metodo di lavoro fondato sulla concezione dell’opera, fase riservata all’artista, a cui spetta poi la trasmissione di apposite istruzioni ma non l’esecuzione materiale, analogamente a quanto fa un compositore di musica.
“La forma in sé è di scarsissima importanza; essa diventa la grammatica di tutto il lavoro... Utilizzare ripetutamente una forma semplice restringe il campo del lavoro e concentra l’intensità sulla disposizione della forma. Tale disposizione diventa il fine mentre la forma un semplice mezzo” (LeWitt).