Prato 88 (1988), eseguita per il giardino del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, è accolta all’interno di uno spazio concepito come un open-air museum, nel quale la scultura è inserita come parte integrante del paesaggio. La sua forma, ad arco rovesciato, colpisce per la posizione assunta che apparentemente non raccorda alcun elemento portante.
In realtà tale posizione è stata appositamente concepita dall’artista per collegare idealmente il museo, come luogo espositivo, alla città con la parte di arco rivolto verso la strada. In tal modo l’opera adempie alla sua funzione di significazione del luogo, rivolgendosi alla vita di tutti i giorni. Così commenta Staccioli l’opera in questione: “la forma dell’ambiente, del contesto ambientale, si offre come materiale della scena operativa e come parte iniziale del lavoro plastico della scultura... il sensibile ambientale si ridefinisce nel significato, si rivela nella sua presenza attiva: l’ambiente non è più un contenitore, è l’elemento strutturale del nuovo contenuto”.
Negli stessi anni Staccioli realizza una analoga scultura dalla forma ad arco per l’Olympic Park di Seoul nella quale, ugualmente, la concezione dello spazio è pensato appositamente per l’opera stessa, commisurata alle dimensioni del luogo dove è collocata. [G.M.]
Bibliografia
A. Barzel (a cura di), Europa Oggi, catalogo della mostra, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Centro Di, Firenze / Electa, Milano 1988.
A. Barzel (a cura di), La collezione 1988-1990, catalogo, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1990.
S. Pezzato (a cura di), Collezione permanente, catalogo, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1998.
V. Loers, Mauro Staccioli, Works 1969-1999, L’Agrifoglio, Milano 2000.
Struttura in ferro, rivestimento di cemento, cm 1200x3400x135