di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha
Berlino #74
con Lili Farhadpour, Esmaeel Mehrabi, Mohammad Heidari
(Iran-Francia-Svezia-Germania, 2024)
durata: 97'
versione originale con sottotitoli in italiano
versione in italiano
Spettacoli
mercoledì 5 febbraio, ore 21.15 (v. or. sott. it.)
venerdì 7 febbraio, ore 21.40 (v. or. sott. it.)
sabato 8 febbraio, ore 18.30 (vers. it.)
domenica 9 febbraio, ore 18.30 (vers. it.)
Vedova da una trentina d'anni, la settantenne Mahin non ha mai voluto risposarsi e da quando la figlia è partita per l'estero vive sola a Teheran nella sua grande casa con giardino. Stanca della solitudine, dopo un pranzo con le amiche che l'ha spinta a cercare la compagnia di un uomo, Mahin avvicina l'anziano tassista Faramarz, ex soldato anche lui destinato a restare solo, e con gentilezza lo invita da lei per passare una serata insieme. L'incontro inaspettato si trasformerà per entrambi in qualcosa d'indimenticabile.
"Già il loro primo lungometraggio, The Ballad of the White Cow (2021) è stato anch’esso censurato in Iran, e a infastidire come in Il mio giardino persiano, è forse questa loro capacità di una cifra fortemente politica dentro e oltre l’attualità delle cose, senza proclami né sottolineature, che prende forma qui negli interni domestici sottratti al controllo della censura e delle rappresentazioni «lecite» del femminile o nelle geometrie esterne di cui i registi sanno cogliere e restituire il senso della repressione e la lotta che vi si oppone realmente sempre di più.
Ma soprattutto nel modo in cui al centro ci sono il corpo e il desiderio nell’età della vecchiaia, che è qualcosa di rivoluzionario non solo in Iran: quante donne di settant’anni nell’amore e nella sessualità vediamo nei film in Occidente? In Italia un’attrice è «relegata» già dopo i quaranta ai ruoli di madre e persino di nonna… Perché Mahin a un certo punto incontra un uomo, un incontro casuale e cercato che accetta – lui è Esmaeel Mehrabi – e che in una lunga notte concentra i diversi passaggi di una relazione possibile. Che è messa in scena nella danza, nella musica, nel cibo e nel vino, negli abiti eleganti che sono quelli dei primi incontri, e nell’incertezza di chi si è ormai abituato a essere solo, che non ha più familiarità col proprio corpo imprigionato negli stereotipi di una bellezza che corrisponde a «giovinezza».
La regia degli autori coglie le emozioni nel movimento, nell’essere dei corpi dentro allo spazio, in quel loro mutare attraverso delle ore che possono essere degli anni, in un flusso fuori dal tempo, che ci dice del passato e del presente, della battaglia costante e di una resistenza che non si ferma e cerca la sua libertà." (Cristina Piccino)
Viale della Repubblica, 277, Prato
Spettacoli
mercoledì 5 febbraio, ore 21.15 (v. or. sott. it.)
venerdì 7 febbraio, ore 21.40 (v. or. sott. it.)
sabato 8 febbraio, ore 18.30 (vers. it.)
domenica 9 febbraio, ore 18.30 (vers. it.)