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Nope di Jordan Peele

V.M. 14 anni

FILM / CENTRO PECCI CINEMA TOP 5



12—18 gennaio 2023

con Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Steven Yeun. 

(Usa, 2022) 131' - v. or. sott. it.

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informazioni

Spettacoli:

giovedì 12 gennaio, ore 21.15 - v. or. sott. it.

domenica 15 gennaio, ore 21.00 - v. or. sott. it.

mercoledì 18 gennaio, ore 17.00 - v. or. sott. it.

 

OJ e Emerald Haywood, fratello e sorella, hanno ereditato un ranch ad Agua Dolce, non lontano da Hollywood, dopo la morte del padre Otis sr., avvenuta in circostanze difficili da spiegare scientificamente. L'attività di famiglia riguarda l'addestramento di cavalli selvaggi per l'industria del cinema, ma gli Haywood vantano origini ben più nobili e sostengono di discendere dal fantino bahamense immortalato da Eadweard Muybridge nella sequenza di fotografie del 1878, nota come la prima successione di immagini in movimento (in sostanza il primo film) mai girata. Mentre OJ cerca di vendere i propri cavalli a Jupiter, ex attore divenuto proprietario di un parco dei divertimenti western ad Agua Dolce, avvengono fatti sempre più strani e inspiegabili al ranch degli Haywood, tanto da far pensare a una presenza extraterrestre e ostile.
 

Pop, antropologia, mix di generi e politica: gli alieni di Jordan Peele

(di Giulia D'Agnolo Vallan, ilmanifesto.it)

Il western e la fantascienza. L’archeologia del cinema e TMZ. Satira e paura. Quando non ci riporta indietro nel tempo, sul set di una sitcom televisiva che sembra devastato da un ciclone e in cui si aggira uno scimpanzé coperto di sangue, Nope (in Italia dall’11 agosto) è ambientato in un ranch di Agua Dulce. Il paesaggio – altopiani deserti e nessuna casa in vista; di un paese nemmeno l’ombra- sembra remoto. In realtà siamo una cinquantina di chilometri a nord di Los Angeles, nella Santa Clarita Valley, set storico di western di serie B (ma anche Mezzogiorno e mezzo di fuoco), dove ancor oggi si possono affittare pittoresche Main Street di Frontiera, con saloon, banche da svaligiare e porticati sotto cui fare la siesta. A circa una ventina di minuti di macchina dai teatri di posa di WB, Universal e Disney, questo mondo un po’congelato nel tempo è una residenza favorita degli stuntmen, con colline punteggiate di piccole fattorie in cui, dagli albori di Hollywood, si allevano cavalli per le produzioni di film e tv.

HAYWOOD HOLLYWOOD, il luogo del nuovo lavoro di Jordan Peele, è uno di quei ranch – la sua storia così intrinsecamente legata al cinema che (apprendiamo all’inizio) uno degli antenati dei proprietari, Alistair Haywood, sarebbe il fantino afroamericano ritratto in una delle famose foto in movimento di Edward Muybridge. Nonostante gli effetti digitali e l’obsolescenza dei western, abbiano messo alle corde il business di famiglia, Otis Haywood, sta spiegando a suo figlio O.J (Daniel Kaluuya) che il film e la tv esiteranno sempre, quando si accascia sulla sella, mortalmente colpito in un occhio da una vecchia moneta precipitata dal cielo a velocità supersonica. In pochi stacchi sicuri, Peele, dissesta la comfort zone dello spettatore e poi la riassesta nell’universo particolarissimo della sua arte – un mix di pop, sovrapposizioni di generi, antropologia, politica e puro cinema- tra i più eccitanti delle generazioni post New Hollywood e che, dal primo lungometraggio, Get Out, lo ha portato in direzione sempre più ardita, quasi astratta.

Nonostante i suoi riferimenti riconoscibili all’universo bis di Jack Arnold (Destinazione…Terra!) e al moderno blockbuster fantascientifico (Incontri ravvicinati del terzo tipo), più le strizzate d’occhio all’Hitchcock di Intrigo internazionale, Nope è solo in apparenza un film più semplice e lineare di Noi o meno politicamente esplicito. La sua dimensione «meta» -inquadrata fin dall’inizio nell’ambientazione western, più il set insanguinato della sitcom e quello in cui OJ si trova a cercare di «far recitare» uno dei suoi cavalli- come un tunnel di specchi, in cui le convenzioni delle storie e delle Storia vengono ridiscusse (mettendo per esempio l’esperienza afroamericana al cuore delle origini di Hollywood).
PRIVO dell’ottimismo del padre, OJ e la più estroversa sorella Emerald (Keke Palmer) sono costretti a iniziare a vendere i loro cavalli a un vicino (Steven Yeun) che gestisce un piccolo parco a tema a sfondo western, e che scopriamo essere il bambino protagonista della sitcom con lo scimpanzè assassino. Quando, nel cielo sopra il ranch, appare un misterioso, enorme, oggetto volante il cui passaggio è anticipato da improvvisi blackout elettrici e accompagnato da quelli che sembrano nitriti di cavalli lontani (il suono è uno dei piaceri del film), OJ e Emerald si mettono in testa di filmarlo, con l’aiuto di un commesso di elettronica di nome Angel – per poi arricchirsi con le immagini esclusive di un vero Ufo.
Al contrario dell’astronave di Incontri ravvicinati che atterrava melodicamente e invitava i terrestri ad entrare nella sua pancia, l’Et di Peele ha un più minaccioso e devastante funzionamento ad aspirapolvere (e se qualcosa non gli piace poi la sputa -come la moneta assassina.). In breve, assedia il ranch dove OJ e Emerald hanno piazzato telecamere di sorveglianza ovunque per, a loro volta, «catturarlo». Ma, quando si tratta dell’«inquadratura impossibile», non c’è digitale che tenga. E al ranch arriva anche un leggendario direttore della fotografia, con cinepresa a manovella.

 

 


Centro Pecci Cinema TOP 5

La selezione dei migliori cinque film dell'anno appena trascorso a cura di Centro Pecci Cinema.



Dove
Cinema - Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277, Prato 


Spettacoli:

12 gennaio, ore 21.15 vos

15 gennaio, ore 21.00 vos

18 gennaio, ore 17.00 vos



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