di Carolina Pavone
Prime Visioni
con Lou Doillon, Maria Chiara Arrighini, Michele Eburnea
(Italia, 2024)
durata: 94'
Spettacoli
giovedì 26 settembre, ore 17.15
venerdì 27 settembre, ore 21.15
sabato 28 settembre, ore 21.15
domenica 29 settembre, ore 16.20 e 18.20
mercoledì 2 ottobre, ore 21.20
Caterina e Pietro sono fratelli musicisti: lei canta, suona le tastiere e compone canzoni, lui la accompagna, e insieme sperano di ottenere un contratto discografico. A Roma è piena estate e non sembra succedere niente, dunque Caterina scappa al mare seguendo le tracce della sua cantante preferita, la francese Mia Jerome, apparsa su Instagram in una foto con lo sfondo del litorale laziale. Dopo alcuni appostamenti Caterina riesce ad incontrare Mia e il destino vuole che alla cantante affermata taglino le gomme dell'auto: dunque la cantante in erba si improvvisa sua autista e la scorrazza in giro, cercando di assorbire da lei tutto quello che può sulla musica e il talento. Apparentemente Mia e Caterina sono l'opposto l'una dell'altra: una quarantenne imponente, sfrontata e sicura di sé, e una ventenne minuta che ha paura della sua ombra. Ma a unirle è la passione per la musica e un anelito di libertà che si manifesterà nei modi più imprevedibili nel corso della storia.
Racconta la giovinezza e l’ambizione artistica senza didascalismi e sovrastrutture. Sorprendente, capace di camminare da solo e con un’enorme fiducia nei personaggi che filma e racconta. (Carlo Valeri)
Non guardare giù/Il futuro comincia lentamente/Quasi a casa. Tre capitoli. Tre tappe di un racconto di formazione al femminile per fotografare adolescenza, crisi, affermazione. La ventenne Caterina compone musica insieme al fratello, ma è profondamente insicura sul suo talento. Un giorno d’estate incontra la cantante francese Mia, da cui è ossessionata. Diventa sua amica, si trasferisce alcuni giorni nella sua villa ad assistere alle prove. Costruisce con la donna un rapporto di amore e odio. Caterina sembra aver bisogno morboso di un punto di riferimento, Mia di ferire coloro che la stanno attorno, compresa la ragazza. E così passano gli anni, con Caterina sempre in bilico tra Mia e la “sua” musica.
L’opera prima di Carolina Pavone, classe 1994 e già assistente alla regia di Nanni Moretti, qui anche produttore, racconta la giovinezza e l’ambizione artistica quasi in presa diretta, senza didascalismi e sovrastrutture. Come in un film di Olivier Assayas, la musica e i fatti della vita scorrono via velocemente tra ambiguità e trasparenza, ellissi temporali, fragilità che diventano aggressioni trattenute pronte a esplodere o a sciogliersi nel flusso dell’esistenza. Volontariamente o meno, Carolina Pavone dal grande regista francese sembra ereditare non soltanto il racconto di formazione e di redenzione all’interno dell’ambiente musicale (Désordre, Clean), ma anche il rapporto di amicizia e conflitto tra due donne, che insieme formano un doppio femminile morboso e conflittuale che in parte ricorda quello raccontato in Sils Maria.
Detto questo, Quasi a casa è un film sorprendente, capace di camminare da solo con il coraggio di immergersi nell’instabilità narrativa ed emotiva e un’enorme fiducia nei personaggi che filma e racconta. Maria Chiara Arrighini, al suo esordio al cinema, nel ruolo di Caterina è una presenza straniante, quasi androgina, acerba e complessa allo stesso tempo. Maschera della giovinezza bloccata, freezata nello sguardo e nell’incertezza evolutiva delle età di passaggio, da qualche parte tra la ragazzina e la donna, si nasconde un personaggio che la giovane attrice riesce a rendere ambiguo e “vero”, perfetta incarnazione di una generazione forse condannata a restare sempre a metà, tra il vampirismo che vuol rubare l’esperienza degli adulti e il costante senso di inadeguatezza. A lei si contrappone una Lou Doillon fisica e autodistruttiva, che a volte sembra raccontare se stessa (attrice, modella, cantante) e a tratti pare inseguire il fantasma di Béatrice Dalle. Più che un film sulla musica, con tanto di partecipazione di Francesco Bianconi dei Baustelle nel ruolo di un produttore discografico, Quasi a casa è una incursione sui conflitti generazionali tra allievo (Caterina) e maestro (Mia). E forse è anche una specie di auto-analisi – della Generazione Z come anche di Carolina Pavone giovane autrice al primo film – sull’efficacia delle ambizioni artistiche e sull’ossessione del riconoscimento nei confronti dei propri maestri. Più personale e abrasivo di quanto sembri, Quasi a casa è quindi fragile, sincero e allo stesso tempo “violento”. Si porta dietro un subconscio complesso e un’energia vitale e oscura. Qualcosa di sfuocato e indefinibile, che emerge lentamente e poi alla fine si “rivela” e si lascia andare, musicalmente e performativamente, come una jam session infinita che non vorrebbe lasciare più lo spettatore.
Viale della Repubblica, 277, Prato
Spettacoli
26 settembre, ore 17.15
27 settembre, ore 21.15
28 settembre, ore 21.15
29 settembre, ore 16.20 e 18.20
2 ottobre, ore 21.20