Torino, 1938. Vive e lavora a Torino.
Dagli esordi in ambito informale, passando attraverso una ridefinizione analitica di elementi costitutivi quali il supporto e il colore, la ricerca artistica di Marco Gastini si è sviluppata in modo originale come estensione dei limiti della pratica pittorica e, di conseguenza, come invasione dello spazio reale.
La pittura è concepita da Gastini in termini di “immersione”, nella profondità delle pulsioni da cui scaturisce il suo lavoro e nell’apertura spaziale conferita alle sue opere, e di “tensione”, provocata dalla grande varietà di materiali utilizzati e tradotta in un flusso di energia interna all’opera che rende i suoi esiti sempre imprevedibili.
Linee, macchie, trame sono gli elementi di un’esplorazione che dalla tela si espande in primo luogo alla parete e da questa si spinge oltre il supporto bidimensionale per dare forma plastica, concreta, alla tridimensionalità illusoria della pittura. Gli oggetti inseriti dall’artista (carboni, metalli, legni, vetri, ecc.) sono frammenti instabili fissati nell’atto stesso di fluttuare o di cadere, forme che scandiscono lo spazio e il tempo del dipinto diventandone parte integrante accanto alla pittura.