New York, USA, 1940 - New York, USA, 2017
Poeta, body artist, performer e architetto, Vito Acconci si afferma tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta con azioni provocatorie di matrice concettuale e con opere video incentrate sull’investigazione di sé e sull’analisi delle relazioni (fisiche, linguistiche e psicologiche) con l’altro. Dall’incontro tra corpo fisico e corpo architettonico, tra spazio privato e spazio pubblico sperimentato in queste situazioni, nascono anche gli oggetti, le installazioni, i progetti e i prototipi elaborati dal 1988, nell’ambito dello studio di architettura fondato dall’artista a New York.
Nel 1992 il Centro Pecci gli dedica un’ampia mostra personale incentrata principalmente su lavori basati “sull’idea della casa” (A. Barzel) che comprendono, oltre a video sculture, proposte per spazi pubblici e all’aperto, come Mobil Linear City (1991), accanto a oggetti d’arredamento “a metà strada tra il vestiario e l’architettura”, come Adjustable Wall Bra (1990-1991), o ispirati a forme organiche come Convertible Clam Shelter (1990). Ad essi Acconci alterna il design freddo di impronta minimalista dei mobili fluorescenti e dei letti incernierati, realizzati con materiali industriali, della serie dei Multi-Bed (1992): cinque installazioni fatte da due o più letti a una piazza collegati tra loro in vario modo, dove il tema dell’esplorazione del corpo si carica di riflessioni critiche a valenza politico-sociale che si estendono al mondo del lusso e dei consumi. “La testata e la pedana di ogni letto sono un telaio zincato; la testata è uno specchio esterno e un riflettore interno, mentre la pedana è uno specchio interno e un riflettore esterno. Il materasso di polistirene espanso è coperto con un nylon grigio pesante, del tipo convenzionalmente utilizzato per valigie o stuoie a tamburo; il materasso è sistemato su una lamiera di metallo espanso e chiodato al telaio del letto.” (Acconci).