Il 2016 ha riscattato dall’oblio letterario due opere che – seppur con differenti gradi di invisibilità – hanno trovato soltanto oggi un approdo editoriale. Due romanzi nei quali le fosche luci di un pantano ungherese o l’abbacinante chiarore di una steppa innevata evocano spettri danzanti, performance di ombre in un teatro cinese. I due romanzi in questione sono l’ungherese Satantango di László Krasznahorkai (pubblicato in patria nel 1985 la prima volta e qui per Bompiani) e Terminus radioso di Antoine Volodine (uscito “soltanto” nel 2014 in Francia e in Italia per 66thand2nd).