Acquisita dal Centro Pecci nel 1990 a seguito della prima grande mostra personale italiana dell’artista, in Ri de Pomme (1988) la frase ready made che intitola l’opera rimanda visivamente e acusticamente alla “risata di una mela”. Gli elementi linguistici ispirati o direttamente attinti a eventi storici o, come in questo caso, tratti dalla quotidianità del proprio vissuto, costituiscono per l’artista elementi espressivi concreti che contribuiscono a definire l’aspetto e il significato dell’opera, interagendo con le cuciture, le macchie e gli strappi sedimentati sulla superficie non lavorata del gigantesco e consumato support trouvè, accompagnando i segni tracciati su di esso con il gesso e con l’olio. Essi suggeriscono molteplici possibilità interpretative conferendo all’opera, secondo la lettura proposta da Thomas McEvilley, “un senso nautico” e riagganciandola alle opere precedenti legate al tema del mare e alle crocifissioni: si tratta di una linea sinuosa che si sottrae al limite del formato del quadro evocando il profilo di un’ancora, un’altra che descrive l’antico emblema dei serpenti intrecciati diffuso in molte culture, una sorta di nodo circolare che accoglie al suo interno una faccia zoomorfa con cappello e uno spesso tratto color viola che delinea una linea d’orizzonte su cui si staglia una sagoma simile al profilo di un’imbarcazione. Appesa alle pareti Ri de Pomme si impone sull’ambiente con le caratteristiche di un gigantesco schermo cinematografico su cui le immagini scorrono senza sosta, e di un’entità rumorosa e mutevole che appare in continuo divenire.
“Io guardo i miei dipinti come se fossero degli esseri viventi o delle entità; hanno dei nomi, un corpo e comunicano con te. Sono vivi e non li vedi come astrazioni” (J. Schnabel). [D.V.]
olio e gesso su telone,
cm 488x488