A cura di Amnon Barzel e Claudia Jolles
La mostra degli Artisti Russi Contemporanei si apre in uno dei momenti più cruciali e drammatici della storia europea dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. L’arte prodotta oggi in Russia, rappresenta una tappa, un’identità ed è una dimostrazione del fatto che non vi è scissione tra arte e società. Dopo i tumultuosi cambiamenti provocati nell’Europa orientale dalla Perestrojka, gli anni ’90 hanno portato un’anomalia di un’Europa divisa in due culture; un’anomalia brutale che già aveva interrotto il flusso dell’informazione culturale e dello scambio delle idee fra Oriente e Occidente. La storia dell’arte sovietica degli ultimi quattro decenni è, in realtà, quella della lotta dell’arte non-ufficiale per sopravvivere e creare. Una storia contraddistinta dall’oppressione esercitata nei confronti di questi artisti dalle autorità politiche e dall’establishment ufficiale dell’arte. La contestazione è il terreno su cui tutta la vera arte si fonda, cresce e si sviluppa, in Occidente come in Oriente, oggi come in passato.
La mostra presenta una scelta di opere di artisti russi non-ufficiali dagli anni ’60 ad oggi; vi sono rappresentate due generazioni: quella dei più vecchi e classici artisti non-ufficiali, come Kabakov e Bulatov; e una generazione di giovani artisti degli anni ’80. Anche se non amano essere definiti artisti politici, il loro lavoro parla della loro condizione di individui in lotta contro una situazione di oppressione. Kabakov e Bulatov e i loro colleghi hanno lavorato in un ambiente fatto di pericolo, rifiuto totale e isolamento. L’arte di questa generazione più anziana è piena delle allusioni e dei sussurri di coloro che esprimono il loro idealismo, la loro etica e la loro critica nell’oscurità. Gli artisti della generazione più giovane invece sono più indiretti e nutrono un forte interesse per il linguaggio artistico occidentale che per loro rappresenta la libertà. Fra i loro mezzi ci sono l’ironia, la critica aspra, l’umorismo come arma dei deboli, le preoccupazioni sociali e i confronti sarcastici fra il mito e la propaganda e la reale sofferenza della vita quotidiana. Come ha detto Ilya Kabakov: “Per quarant’anni abbiamo sentito parlare di questo fiume di arte in Occidente. Pensavamo che non esistesse affatto, ma io ho sentito il suo odore nell’aria. Adesso, da due anni, io sono in questo fiume e sono molto felice di nuotarci dentro”, e questa mostra ne è la dimostrazione.
Viale della Repubblica, 277, Prato
Opening
10 febbraio 1990
Progetto espositivo e realizzazione
Centro per l'Arte contemporanea Luigi Pecci
Patrocinio di
Regione Toscana