A cura di Germano Celant
Fin dai primi lavori degli anni '70 l'opera fotografica di Robert Mapplethorpe si caratterizza per due dati fondamentali: da un lato lo scandalo dell'amore omofilo e il culto della "diversità'" sessuale e razziale, le espressioni infuocate ed esplosive del vissuto e del quotidiano; dall'altro la sublimazione delle immagini attraverso la rigorosa composizione delle figure, la rappresentazione colta e costruita di una bellezza ideale, che trova il suo senso nell'antichità e nella storia. L'attentato al pudore e la provocazione erotica, come gesto di ribellione sociale, avvicinano al dadaismo e al surrealismo, mentre la logica dell'ordine e della visione armoniosa, rispecchiata nel rigore plastico delle figurazioni, rimanda allo studio del modello nella scultura rinascimentale e neoclassica. L'arte (e poi la fotografia) diventa per Mapplethorpe il luogo da cui partono associazioni attive, capaci di rendere palesi i propri desideri e le proprie pulsioni; il soggetto dominante della sua opera si individua subito nella ricerca di un pensiero selvaggio e altro, come quello omosessuale, da opporre ad un linguaggio civilizzato e comune, quello eterofilo. Mapplethorpe aspira ad introdurre la differenza e la sembianza diversa in una cultura che le esclude; intende muoversi sulla soglia dei sessi per raccontarne non l'eccezionalità, ma la normalità. Aspira a mostrare che la natura eretica e l'irrappresentabilità della figurazione omofila ed omosessuale hanno un luogo nella storia dell'arte e della fotografia, passate e presenti. Per Mapplethorpe le due sfere della vita, privata e pubblica, maschile e femminile, interiore e esteriore, sono frammenti di uno stesso mosaico. Fin dai primi lavori Mapplethorpe comincia a dispiegare, accanto al tema dell'eros, un altro aspetto essenziale della sua ricerca: la fotografia neoclassica. Per lui studiare il problema del monumento classico e della sua ambiguità' vivente, accostare la cultura passata al modello presente vuol dire aspirare a rispecchiare l'arte nella vita e la vita nella fotografia.
Viale della Repubblica, 277, Prato
Co-produzione
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato
Palais des Beaux-Arts Brussels
Robert Mapplethorpe Foundation