Mercoledì 6 dicembre alle ore 18, terzo appuntamento del ciclo After Democracy con Remo Bodei, filosofo e professore di Filosofia alla University of California, Los Angeles.
Fin da Platone la filosofia ha voluto cercare una verità e un modello di vita buona in grado di oltrepassare i confini degli stati e delle culture, idee e regole di condotta valide per tutti gli uomini dotati di pienezza di ragione e desiderosi di confrontarsi in una ricerca comune, in uno scontro/incontro a base di argomenti. La dialettica si basa infatti sulla possibilità di un confronto che giunga a risultati virtualmente accettabili da tutti, eliminando o smussando ogni particolarità derivante da culture locali, ogni idiosincrasia legata agli individui, ogni visione parziale semplicemente soggettiva. Essa è appunto il ‘metodo’ che strappa la verità a un determinato ambito comunitario e la rende accessibile al pensiero di tutti.
La migliore soluzione trovata, dopo un lungo e, a tratti, cruento travaglio, dalle democrazie rappresentative moderne consiste nel far sì che nessuno cerchi di imporre con la violenza i propri valori, anche se in assoluto li ritiene giusti. Ognuno ha diritto di tenersi le proprie convinzioni religiose o politiche, ma non quello però di imporle agli altri. I modelli liberali o democratici sono condannati a moderare le pretese e di razionalità e di vita buona e ad accettare l’equivalenza delle opinioni e delle scelte dei cittadini. Sostengono il perseguimento di ciò che sembra bene a individui o gruppi, ma non sanno giustificare a sufficienza le ragioni del bene comune.
Partendo da questi punti Remo Bodei offrirà una riflessione sugli attuali rapporti tra l’applicazione pratica della democrazia e le sue premesse filosofiche, relazioni rese ulteriormente complesse da globalizzazione e multiculturalismo.
Remo Bodei sì è laureato all'Università di Pisa, ha perfezionato la sua preparazione teorico-storico-filosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Ernst Bloch ed Eugen Fink; a Heidelberg, con Karl Löwith e Dieter Henrich; poi all’Università di Bochum. Ha inoltre conseguito il diploma di licenza e il diploma di perfezionamento della Scuola Normale Superiore. È stato visiting professor presso le Università di Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del Messico, UCLA (Los Angeles) e ha tenuto conferenze in molte università europee, americane e australiane. Dal 2006 insegna filosofia alla UCLA di Los Angeles, dopo aver a lungo insegnato storia della filosofia ed estetica alla Scuola Normale Superiore e all'Università di Pisa dove tuttora tiene, saltuariamente, qualche corso.
Quando
mercoledì 6 dicembre ore 18.00
Ingresso Libero
La parola Democrazia ha una forza evocativa che va molto aldilà del suo significato letterale. Oltre che una forma di governo infatti, la democrazia è un’idea attorno alla quale l’Occidente si è appoggiato, protetto e giustificato.
Ma come è cambiata la rappresentanza popolare dall'agorà ateniese del V secolo alle arene sociali? Se un attentato può cambiare le sorti di un referendum, in cosa consiste oggi la partecipazione popolare? Per alcuni la democrazia rischia di diventare un puro sondaggio d’opinione soggetto alla volubilità psicosociale.
Filosofi, attivisti, poeti, scrittori e giornalisti saranno invitati a confrontarsi con l’attualità della parola-mondo democrazia per tentare di offrire una chiave possibile di lettura possibile.
Viale della Repubblica, 277, Prato
Quando
mercoledì 6 dicembre ore 18.00
Ingresso Libero