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Anne e Patrick Poirier, installazione nel giardino - 1988

WEB TV / PECCI VINTAGE



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Anne e Patrick Poirier parlano della loro opera Exegi Monument Aere Perennius, l’imponente e luccicante colonna d’acciaio realizzata in occasione dell’inaugurazione del Centro Pecci e qui presentata durante la sua installazione nel 1988. Inossidabile come il metallo di cui è fatta eppure scomposta come se avesse subito un crollo, essa riporta sul basamento l’iscrizione: Exegi Monument Aere Perennius (“ho eretto un monumento più duraturo del bronzo”, frase tratta dall’"Ars Poetica" di Orazio) che sottolinea la volontà di potenza e l’aspirazione all'eternità e, allo stesso tempo, la condizione di fragilità e il destino di caducità insiti nella natura umana e nelle vicende ad essa collegate.

 

Il lavoro di Anne e Patrick Poirier si può assimilare, come ha indicato Rosalba Pajano, a quello di un “architetto-archeologo” impegnato in una corsa contro il tempo per salvare dall'oblio i reperti, i fondamenti culturali della nostra memoria collettiva. Si presenta inoltre come ricerca acronica di motivi poetici, di modelli reconditi (“l’Archetipo perduto” secondo la definizione degli artisti) scovati tra le rovine della storia e nell'incessante fluire del pensiero.

 

L'opera fu installata nel giardino del museo nel 1988 e inaugurata in occasione della prima mostra Europa oggi, curata dall'allora direttore Amnon Barzel.

 

 

Montaggio: Maria Teresa Soldani

Immagini di repertorio: Carlo Gianni e Filippo Sileci

Musica: Monplaisir




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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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June 26—October 20, 1988
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