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Francesco Lo Savio | 2004

网视 / PECCI VINTAGE



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Francesco Lo Savio

a cura di Bruno Corà

22 febbraio - 21 maggio 2004

 

La mostra ripercorre l’attività di Francesco Lo Savio dal 1958, con le tavole lavorate a encausto, primi esempi della conoscenza della lezione informale alla quale si oppose negli anni successivi, utilizzando figure geometriche primarie, come il cerchio o il quadrato. Di questi anni anche le due tempere su tavola con piccole impronte nere, desunte dall'osservazione di Capogrossi e sette opere dalle dimensioni minori con sgocciolature di colore, dove l’artista già mostra il suo interesse per la spazialità. Tra le ultime creazioni -l’artista morirà prematuramente nel ’63- la serie dei Metalli, opere prodotte industrialmente e dipinte in nero opaco, per assorbire al massimo la luce: la superficie, concava o convessa, acquisisce identità grazie alla combinazione di forma, colore e luce. Cubi in cemento bianco, aperto su due lati, sono le Articolazioni totali, in cui la dialettica tra interno ed esterno è determinata dai coefficienti luminosi dell’ambiente. In mostra anche i modellini e gli studi architettonici realizzati da Lo Savio per alcune progettazioni urbane: il prodotto finale sarà Maison au Soleil, una città con qualità simmetriche ed organiche simili all'anatomia umana.

 

Montaggio: Maria Teresa Soldani

Immagini di repertorio: ToscanaTV




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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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