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Progressive Nostalgia | 2007

WEB TV / PECCI VINTAGE



Nel 2007 il Centro Pecci ha presentato Progressive Nostalgia, una grande mostra collettiva dedicata all’arte contemporanea dall’ex URSS curata da Viktor Misiano.

A 17 anni dalla mostra Artisti russi contemporanei, la prima rassegna presentata in Europa pochi mesi dopo il crollo del Muro di Berlino, il Centro Pecci ha proposto un nuovo appuntamento con l’arte contemporanea dell’est per cercare di capire, descrivere e illustrare la situazione delle arti dell’ultimo decennio in Russia e negli altri paesi dell’ex URSS dopo che questo smisurato spazio geo-politico si è frammentato in numerose repubbliche indipendenti. Cosa è successo in questi territori dopo il dissolvimento di quella federazione? Che cosa produce, a quindici anni dalla così detta indipendenza, la scena artistica di quei paesi? Cosa stanno facendo i giovani artisti formatisi dopo la fine del socialismo reale? In che modo sentono affermata, forse troppo rapidamente, “la fine delle transizioni”, la “stabilizzazione” e la “normalizzazione”? Sono questi gli interrogativi a cui la mostra  Progressive Nostalgia ha tentato di rispondere sostenendo l’ipotesi che si possa ancora guardare alla coscienza artistica e culturale di quest’area gigantesca come a un unico contesto, nonostante la caduta dell’Unione Sovietica e le differenze che hanno contrassegnato i processi di indipendenza e sviluppo dei paesi che un tempo ne erano membri. Nonostante il titolo possa trarre in inganno, “Progressive Nostalgia” parlava del presente e delle sue interazioni e inevitabili connessioni con la storia degli ultimi anni perché ogni definizione della contemporaneità presuppone un dibattito sul passato, ogni autodefinizione nel presente assume i contorni di una riflessione storica. Di conseguenza la nostalgia, oggi, “è una forma di riflessione sulla contemporaneità, è la capacità di assumere una posizione nel presente e di lanciare una sfida al futuro. Questa è una mostra sulla nostalgia progressista.” (Viktor Misiano)

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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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