Cosa ci dicono le rovine di Gaza? Architettura e conflitto
In dialogo con Włodek Goldkorn
Cosa significa architettura dell’occupazione civile? Cosa s’intende per architettura forense? Quali sono i rischi di trasformare un campo profughi, per natura insediamento temporaneo, in una città permanente? Quali i mezzi per decolonizzare un territorio e quali gli effetti? Quanto la gestione di uno spazio può diventare strumento di dominio e di controllo politico? E soprattutto cosa ci dicono le rovine della Striscia di Gaza? Riconosciuto come uno dei massimi e autorevoli analisti della relazione tra architettura e conflitto, l’architetto e teorico di origini israeliane Eyal Weizman cerca di far luce su questioni complesse e piuttosto controverse.
Eyal Weizman è architetto, professore di Spatial & Visual Cultures e direttore del Centre for Research Architecture al Goldsmiths College di Londra e Princeton Global Scholar. Nel 2011 ha istituito la Forensic Architecture, agenzia di ricerca che mette a disposizione testimonianze architettoniche in casi di crimini di guerra e in difesa dei diritti umani. Il suo lavoro sulle mappe della Cisgiordania e sull’architettura delle colonie è stato utilizzato davanti a tribunali internazionali. Ha insegnato architettura all'Academy of Fine Arts di Vienna, alle Städelschule di Francoforte, al Berlage Institute di Rotterdam ed è Professeur invité all'École des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi. Dal 2007, insieme a Sandi Hilal e Alessandro Petti, è membro fondatore del collettivo Decolonizing Architecture Art Residency con sede a Beit Sahour/Palestina. Tra i suoi libri, pubblicati in italiano: Architettura dell'occupazione. Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele (Bruno Mondadori, 2009), Il male minore (Nottetempo, 2009) e Il minore dei mali possibili (Nottetempo, 2013). Ha vinto il premio James Stirling Memorial Lecture Prize per gli anni 2006-2007 e, col suo collettivo DAAR, ha ricevuto il Prince Claus Prize for Architecture. Maggiori informazioni: www.forensic-architecture.org
Saggista e giornalista di origini polacche, Włodek Goldkorn è stato fino al 2013 responsabile cultura del settimanale “l’Espresso”, periodico per cui ha lavorato prima come corrispondente da New York. Ha pubblicato saggi e libri sull’Europa Centrale, sulla questione ebraica e su Israele. Negli anni ’80 ha fondato e diretto i periodici sull’Europa Centrale e dell’Est “L’ottavo giorno” e “L’Europa ritrovata”. È co-autore con Assuntino Rudi del libro Il Guardiano. Marek Edelman racconta (Ellerio Editore, 1998) e con Massimo Livi Bacci e Mauro Martini del volume Civiltà dell’Europa Orientale e del Mediterraneo (Longo Angelo, 2001). Nel 2006 ha pubblicato La scelta di Abramo. Identità ebraiche e postmodernità (Bollati Boringhieri).
L’evento ha il patrocinio ed è accreditato dall’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti, conservatori della Provincia di Prato.
Le grandi svolte che il mondo sta attraversando, sia sul versante sociale che su quello politico, economico e tecnologico, nella considerazione dell’arte come mezzo per comprendere – ed eventualmente cambiare – il mondo. Una serie di incontri con alcune personalità internazionali particolarmente attente ai problemi della contemporaneità, per suggerire una mappa di riferimenti sui cambiamenti globali.
Viale della Repubblica, 277, Prato
Ingresso
libero
Contatti
T. +39 0574 5317
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