Nel 2016 la variazione di luminosità di una stella ha acceso l'interesse della comunità scientifica sulla possibile esistenza di un mondo alieno. Una suggestione questa, che ci ricorda come il pensiero scientifico stia inglobando elementi che provengono da ambiti tradizionalmente diversi, arte inclusa. Parola dell'astronomo Paolo Tozzi.
Da sempre la fine del mondo è associata a fenomeni astronomici. Il segnale dell'Apocalisse è ingenuamente descritto come il contemporaneo verificarsi dei tre eventi più drammatici visibili ad occhio nudo nel cielo: eclissi di sole, eclissi di Luna e pioggia di meteoriti. "... il sole divenne nero, come un sacco di crine; e la luna divenne tutta come sangue; e le stelle del cielo caddero in terra...", Apocalisse, 6, 12-13, traduzione di Giovanni Diodati (1649) In una prospettiva religiosa, dove il mondo è creazione divina unica e immutabile, non è necessario specificare in cosa consista la fine del mondo. Ma oggi, che immaginiamo un Universo che pullula di vita, nonostante non ne abbiamo ancora una verifica diretta, la fine del mondo può assumere forme molto diverse. Si tratta della fine della nostra civiltà? O di tutta l'umanità? O addirittura di tutte le forme di vita complesse sulla Terra? O ancora, la fine di ogni forma di vita, compresa quella unicellulare, in modo che la vita non possa più ricomparire sulla Terra? La distruzione del pianeta stesso, o la morte del Sole? O, infine, la morte termica dell'Universo, quando tutto il gas disponibile si sarà trasformato in stelle, e tutte le stelle avranno esaurito i processi nucleari al loro interno così che nessun nuovo pianeta, nessuna nuova stella si potrà mai più formare in nessun luogo?
Partiamo dall'etimologia della parola mondo, che è incerta ma è probabilmente simile a quella di cosmos, ovvero un luogo, fisico o mentale, pulito, ordinato, che possiede organizzazione e struttura. Inevitabilmente, quando immaginiamo altri mondi, quelli che pensiamo essere prefigurazioni del nostro futuro, ci figuriamo un ordine massimo, una pienezza di equilibrio e armonia. Possiamo trovare le tracce di questo ottimismo cosmico anche nelle più importanti riviste specializzate di astrofisica, dove negli ultimi anni sono aumentati i lavori di astrobiologia, e, tra questi, alcuni che si occupano nientedimeno che dell'osservazione diretta della presenza di civiltà extraterrestri.
I lavori di un gruppo di ricerca, che pubblica sull'argomento"The G infrared Search for Extraterrestrial Civilizations with Large Energy Supplies. I. Background and Justification", Wright, J.T., et al. 2014, Astrophysical Journal, 792, 26 la strategia più promettente"The G infrared Search for Extraterrestrial Civilizations with Large Energy Supplies. II. Framework, Strategy and First Result", Wright, J.T., et al. 2014, Astrophysical Journal, 792, 27 per osservare un mondo alieno, spiegano come ogni civiltà progredita prima o poi sia costretta a utilizzare tutta l'energia a cui può accedere, proprio perchè un mondo è compiuto solo quando raggiunge la più complessa struttura e la massima organizzazione possibile. E questo si può ottenere assorbendo tutta l'energia della propria stella, costruendole intorno quella che viene chiamata una sfera di Dyson, ovvero una guscio artificiale che racchiuda quasi interamente la stella. "Search for Artificial Stellar Source of Infrared Radiation", Dyson, F.J., 1960, Science, 131, 1667 Addirittura per qualche mese un possibile mondo alieno è stato individuato intorno alla stella KIC8462852, che ha mostrato una variazione aperiodica e del tutto anomala nella sua luminosità "Planet Hunters IX. KIC 8462852 - where's the flux?", Boyajian, T.S., et al. 2016, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 457, 3988
"The G infrared Search for Extraterrestrial Civilizations with Large Energy Supplies. IV. The Signature and Information Content of Transiting Megastructures", Wright, J.T., et al. 2016, Astrophysical Journal, 816, 17 proprio come se qualcuno la stesse progressivamente chiudendo in un guscio artificiale. Ipotesi che è stata immediatamente incoraggiata da alcuni studi, "KIC 8462852 Faded at an Average Rate of 0.164 Magnitude per Century from 1890 to 1989", Schaefer, B.E. 2016, Astrophysical Journal Letters, 822, L34 ma anche scoraggiata da altri. "KIC 8462852: Transit of a Large Comet Family", Bodman, E.H.L., & Quillen, A. 2016, Astrophysical Journal, 819, 34. Questi ultimi però non hanno impedito che telescopi ottici e antenne radio fossero puntate sulla stella per carpire un segnale rivelatore da questo possibile mondo, segnale che non è stato ancora trovato. "Optical SETI Observations of the Anomalous Star KIC 8462852", Schuetz, M., et al. 2016, Astrophysical Journal, 825, 5
"Radio SETI Observations of the Anomalous Star KIC 8462852", Harp, G.R., et al. 2016, Astrophysical Journal, 825, 155 Può sorprendere questa frenetica attività da parte della comunità scientifica su un tema che fino a pochi anni fa veniva considerato del tutto privo di rilevanza. Addirittura, si è cercato di esportare questa ricerca al di fuori della nostra Via Lattea, cercando intere galassie che siano molto meno luminose rispetto alle loro dimensioni, a causa di un super-mondo che abbia incapsulato non soltanto il proprio sole, ma anche la maggior parte delle stelle della propria galassia per alimentare la sua ipotetica portentosa struttura"Extragalactic SETI: the Tully-Fisher Relation as a Probe of the Dysonian Astroengineering in Disk Galaxies", Zackrisson, E., et al. 2015, Astrophysical Journal, 810, 23.
Una civiltà che non può che progredire fino a raggiungere il massimo delle sue potenzialità ha evidentemente sviluppato una perfetta sintonia delle istanze politiche e sociali e del progresso tecnologico, esprimendo un pensiero unitario, superando una volta per tutte la primitiva distinzione tra cultura scientifica, artistica e politica. Un tale mondo è ben diverso dal nostro, dove registriamo ovunque la discrasia tra pensiero scientifico e pensiero artistico, dove la tecnologia è percepita come una minaccia e messa in antitesi alla “buona natura”. Allora come dovremmo giudicare l'umanità rispetto ai mondi di cui immaginiamo essere popolato l'Universo? Siamo noi stessi un mondo riconoscibile dall'esterno per la sua struttura ordinata? O forse siamo ancora in una fase in cui la nostra cultura è sconnessa, in cui scienza e tecnologia incutono timore, l'arte viene percepita come una banale via di fuga e non come un prezioso strumento di conoscenza, una fase insomma in cui il nostro livello di organizzazione è estremamente basso, al di sotto della soglia sopra la quale possiamo con diritto definirci un mondo?
In tal caso, il mondo di cui dobbiamo temere la fine sarebbe ben al di là da venire. Forse questa vertiginosa era digitale non è che un'età del silicio, non più sconvolgente di un'età del bronzo o del ferro, uno dei tanti passi ancora necessari prima di venire al mondo. Il che implica che vi siano ben altre preoccupazioni prima dell'apocalisse.
Stella KIC8462852. Credit: Nasa