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F. Costa e F. Romero - Democrazia e politica estera negli Stati Uniti d’America

 After Democracy 

WEB TV / PECCI TALK



Terzo incontro del ciclo "After Democracy" il 18 gennaio 2018.

 

“Make America Great Again” è stato il fortunato slogan che ha accompagnato Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. 

 

Proprio a partire da questo slogan Francesco Costa, vice-direttore de Il Post, e Federico Romero, docente presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze, hanno tracciato un'analisi del primo anno di amministrazione Trump  con particolare risalto alle ripercussioni in politica estera. Una strategia che merita di essere riletta anche in relazione alle precedenti amministrazioni. Dal confrontoscontro con la Russia di Putin fino al riaccendersi della questione mediorientale, l’incontro ha tracciato un bilancio dell'attuale quadro politico internazionale, letto sotto la la lente dei rapporti tra democrazie, vere o presunte.

 

 

Francesco Costa è vicedirettore del giornale online Il Post, ha 33 anni, è nato a Catania e vive a Milano. È laureato in Scienze Politiche e ha iniziato a lavorare come giornalista nel 2009 all'Unità. Autore di un blog dal 2003, scrive anche su IL, il mensile del Sole 24 Ore, e collabora con Roma Radio. Ha lavorato anche per Internazionale e ha scritto per il Foglio, Vanity Fair, l’Ultimo Uomo, Grazia, Donna Moderna, Studio e Undici. Esperto e appassionato di politica americana, negli ultimi due anni ha curato una newsletter e un podcast settimanali sulle elezioni presidenziali statunitensi, per i quali ha vinto lo scorso settembre il Premio Internazionale Spotorno Nuovo Giornalismo. Ha collaborato alla realizzazione, per Raitre, dei documentari "La Casa Bianca".

 

 

Federico Romero insegna History of Post-War European Cooperation and Integration all'Istituto Universitario Europeo, dopo aver lavorato alla London School of Economics (1987-90), al College of Europe (1990-91), all’Università di Bologna (1992-2000), e all'Università di Firenze (2001-2010). Ha insegnato anche alla University of New Mexico (2003) ed è stato Visiting Fellow alla Columbia University. Le sue ricerche sulla storia internazionale contemporanea e la politica estera americana hanno riguardato la ricostruzione postbellica dell'Europa, i rapporti tra Italia e Stati Uniti, le relazioni internazionali dell'Italia e le trasformazioni del sistema internazionale. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Gli USA potenza mondiale” (2001), “Storia internazionale del Novecento” (2001), “Reinterpreting the End of the Cold War” (con S. Pons, 2005), “Nazione, interdipendenza, integrazione” (con A. Varsori, 2006), “Le crisi transatlantiche” (con M. Del Pero, 2007) e “Storia della guerra fredda“ (Einaudi, 2009).  

 

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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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