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Remo Bodei - Democrazia e Filosofia

After Democracy

WEB TV / PECCI TALK



Mercoledì 6 dicembre  Remo Bodei, filosofo e professore di Filosofia alla University of California, Los Angeles è stato ospite del Centro Pecci per ilterzo appuntamento del ciclo After Democracy.

 

Remo Bodei ha offerto una riflessione sugli attuali rapporti tra l’applicazione pratica della democrazia e le sue premesse filosofiche, relazioni rese ulteriormente complesse da globalizzazione e multiculturalismo.


Fin da Platone la filosofia ha voluto cercare una verità e un modello di vita buona in grado di oltrepassare i confini degli stati e delle culture, idee e regole di condotta valide per tutti gli uomini dotati di pienezza di ragione e desiderosi di confrontarsi in una ricerca comune, in uno scontro/incontro a base di argomenti. La dialettica si basa infatti sulla possibilità di un confronto che giunga a risultati virtualmente accettabili da tutti, eliminando o smussando ogni particolarità derivante da culture locali, ogni idiosincrasia legata agli individui, ogni visione parziale semplicemente soggettiva. Essa è appunto il ‘metodo’ che strappa la verità a un determinato ambito comunitario e la rende accessibile al pensiero di tutti.

La migliore soluzione trovata, dopo un lungo e, a tratti, cruento travaglio, dalle democrazie rappresentative moderne consiste nel far sì che nessuno cerchi di imporre con la violenza i propri valori, anche se in assoluto li ritiene giusti. Ognuno ha diritto di tenersi le proprie convinzioni religiose o politiche, ma non quello però di imporle agli altri. I modelli liberali o democratici sono condannati a moderare le pretese e di razionalità e di vita buona e ad accettare l’equivalenza delle opinioni e delle scelte dei cittadini. Sostengono il perseguimento di ciò che sembra bene a individui o gruppi, ma non sanno giustificare a sufficienza le ragioni del bene comune.

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Ren Hang. Nudi | intervista a Cristiana Perrella

Ren Hang. Nudi

a cura di Cristiana Perrella

04 giugno —30 agosto 2020

 

Esplicito ma anche poetico, il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie, accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro. Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo, identità, sessualità e rapporto uomo-natura, che ha per protagonista una gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Per lo più nudi, i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo. Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose, che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo, le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione, scottanti e allo stesso tempo pure, permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e, per certi versi, melanconiche. I corpi dei modelli – tutti simili tra loro, esili, glabri, dalla pelle bianchissima e i capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante. Piuttosto che suscitare desiderio, queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo, sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese. In Cina infatti, il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo, come genere, non trova spazio nella storia dell’arte. Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate. “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang).


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December 06, 2017 6:00 PM
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