Performance di Matteo Coluccia, Gaetano Cunsolo, Stefano Giuri, Daniela Pitré
Quattro giovani artisti chiamati a confrontarsi con l’idea della fine del mondo attraverso il linguaggio della performance.
Una maratona dalla partitura libera ed eterogenea che si nutre di suggestioni molteplici: la caduta come risposta alla vertigine, il tempo dell’uomo contrapposto a quello della storia, il peso del corpo e la sua liberazione, lo spazio che abitiamo come rifugio e protezione.
Le azioni, specificatamente pensate per la mostra La fine del mondo, si articolano all’interno dello spazio espositivo in una successione che porta lo spettatore ad imbattersi ora in gesti spontanei e simbolici ora in “atti eroici” e costruzioni senza tempo.
Non tutta la polvere cade sul mondo è l’azione che Matteo Coluccia associa all’idea della fine del mondo: un gesto estremo pur nella sua semplicità che porta il performer a sperimentare l’esperienza del vuoto e della vertigine. La performance si concretizza in un intenso esercizio di fiducia e controllo, sia del corpo che dello spazio in cui esso si inserisce.
In #baciami Stefano Giuri propone un lavoro che si origina dalla concezione ciclica della storia, che lo spazio museale e lo stesso percorso di mostra suggeriscono. Una corsa caotica e scomposta nelle sale del museo echeggia simbolicamente la diversa modalità in cui le vicende dell’uomo si inseriscono nelle maglie della storia.
Gaetano Cunsolo presenta una performance dal titolo Tanto più spettacolare ed imponente sarà la costruzione di un edificio, tanto più impressionante e chiassosa sarà la sua distruzione. L’artista riflette sulla contrapposizione tra azione e reazione prendendo le mosse da un immaginario ricorrente nella sua pratica artistica, quello delle baracche, dei rifugi, dei bunker. A partire da materiali di scarto, Cunsolo costruisce una sorta di capanna-habitat al centro dello spazio espositivo: un elemento estraneo ed effimero, che ricorda le baracche improvvisate nelle campagne delle aree industriali da rifugiati e clandestini.
In Nudo Daniela Pitré associa l’idea della fine del mondo ad una possibile e auspicabile perdita di peso e materialità del corpo, capace di condurre ad uno stato primigenio e puro. Nudo porta progressivamente l’artista a spogliarsi dei suoi indumenti - veicolo di significati spesso connessi ad una memoria personale - sino ad uno stato di nudità, avvertito come simbolica rinascita e modo nuovo di giocosa interazione con la realtà.
Viale della Repubblica, 277, Prato
Ingresso
7 euro (biglietto mostra + evento)
Informazioni
info@centropecci.it